di Raffaella Della Bianca*
Caro direttore, le pagine del suo giornale hanno da sempre testimoniato il respiro profondo di un elettorato moderato, alternativo alla sinistra, che ha acquistato maggiore consapevolezza politica grazie anche al bipolarismo. Ritengo quindi preziosa lopportunità di poter contribuire ad un dibattito in difesa di questopzione, che ha generato un nuovo modo di intendere la politica e, di conseguenza, una nuova moralità dellagire per il bene comune legata ad un'etica della responsabilità e della chiarezza nel rapporto tra eletto ed elettore fondata sulla la scelta del leader, di un programma elettorale e di uno schieramento politico definito.
Forse il meglio della Seconda Repubblica lo si deve proprio a questo, al fatto di aver stabilito un nesso diretto tra corpo elettorale e governo, ponendo così un argine ai bizantinismi della Prima Repubblica, durante la quale, in occasione del voto, i presidenti del Consiglio non li sceglievano i cittadini attraverso lindicazione di uno schieramento, bensì i partiti, i quali, dopo ogni tornata elettorale, organizzavano la formula giusta per mettere in piedi un esecutivo. E tutto ciò accadeva alle spalle degli elettori.
Con la discesa in campo di Silvio Berlusconi è venuta meno la prassi secondo la quale il popolo era costretto a dare delega in bianco alla classe politica. Berlusconi ha realizzato il bipolarismo ponendo fine alle alchimie create dallaffermazione del sistema partitocratico, al quale egli ha posto fine consentendo laffermazione di un governo del popolo, un governo dove la sovranità risiede finalmente, così come afferma la Costituzione, nel popolo. Egli ha dato fiato ad un programma politico coerente con le istanze ed i valori di un elettorato moderato che non accettava legemonia non solo politica, ma anche culturale di una sinistra che nel lontano 92 si preparava alla conquista del potere grazie a Tangentopoli. Oggi, a distanza di molti anni, la nostalgia del vecchio sistema consociativo della Prima Repubblica riecheggia come antidoto alle criticità del bipolarismo. Soprattutto in questo periodo di profondi cambiamenti, in cui la crisi economica rischia di mutare i nostri stili di vita, lidea di pensare a nuove forme di organizzazione del consenso appare, per alcuni esponenti politici, come il mezzo di rigenerazione della politica. Ma siamo veramente certi che considerare la Seconda Repubblica come una parentesi storica della nostra Repubblica costituisca la reale soluzione ai problemi del nostro Paese? Il bipolarismo non è nato come il frutto di un progetto a tavolino, bensì si è sviluppato nei desiderata del popolo italiano ancora prima che nelle istituzioni. Ed è solo tenendo conto di questo elemento che si può pensare a dare seguito allintuizione di Silvio Berlusconi di organizzare un grande partito dei moderati che si ispiri ai valori ed alle istanze del Partito Popolare Europeo, perché, se così non fosse, la politica si ridurrebbe ad un mero esercizio di governo delle cose in cui le differenze valoriali e di prospettiva interne alla nostra società sarebbero svilite dalla tattica estenuante del compromesso ad libitum imposto dalla circostanza politica.
La creazione di una formazione politica che unisca tutti i moderati, quindi, va di pari passo con la maturazione del bipolarismo, che oggi rischia di cadere vittima della nostalgia conservatrice di un blocco antistorico o dellimpeto rivoluzionario antipolitico. La storia ci insegna che è nei momenti di crisi in cui si formano modelli di governo destinati a durare e quindi ad essere figli del proprio tempo.
*Consigliere regionale del Pdl
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