Samp in corsa, nonostante tutto Grifo senza ali e con la coda giù

di Piero Sessarego

Dopo le tre vittorie e i due pari con cui la Sampdoria revisionata a gennaio ha iniziato il girone di ritorno, il punticino a Torino, propedeutico alla pausa da trascorrere in fattiva serenità, sarebbe stato manna. Ma pazienza. Perché? Primo. Magari da qui alla fine Iachini e discepoli riuscissero a perdere un'unica partita ogni sei: il sesto posto attualmente occupato dal Varese e principalmente insidiato dal Brescia sarebbe quasi certo, e il quinto (Padova) chissammai. Secondo. Se stava scritto che si dovesse fare tappa, meglio a pro del Torino nella speranza che sia promosso in via diretta: trovarsi tra i piedi nel bollore dei play-off un organico tosto come quello granata guidato da una lenza come Ventura sarebbe un problema in più.
Ma insomma, alla luce del big match che stava per offrire alla Sampdoria un convincente pari nell'arena del Toro, quali auspici trarre in prospettiva futura? Io dico discreti, a patto che Iachini riesca a cavare non meno di 5/6 punti dal trittico di fuoco dei primi di marzo con Verona Empoli e Sassuolo. Obiettivamente, la Sampdoria è adesso una squadra equilibrata, con un ottimo portiere (Romero) e un buon centravanti (Pozzi, peccato troppo agitato), il cui problema principale è quello, irrisolto da anni, degli esterni bassi. A destra, Berardi chiude meglio di Rispoli che si propone con maggiore facilità: ma entrambi registrino il piede, per favore. A sinistra, preferibile Laczko che spinge di più a Castellini che difende meglio. Al centro, il più affidabile è attualmente Rossini, nella speranza che si riscatti pure Volta. Ma il di più deve venire da capitan Gastaldello, che ora non dà: e semmai si proponga un po' Costa, centrale spaccato, negato per la fascia sinistra. A centrocampo Munari e Renan fanno legna di qualità, mentre dev'essere molto più reattivo il compassato Obiang. Davanti, indiscutibile la coppia Pozzi-Eder (Bertani deve ritrovarsi); e nodo da sciogliere Foggia-Don Juan. Peraltro, visto che il migliore è sempre colui che subentra, viva la staffetta e Iachini non si faccia prevaricare.
Ramo Grifone con la coda giù, ha ragione Max Lussana: tutto è nato dal capriccioso no al ponderato Ballardini che diffidava dei tourbillons di Preziosi. Stavolta al Lucifero delle Riparazioni Invernali sono riuscite le pentole (Biondini, Sculli, Gilardino) ma non i coperchi: francamente mi aspettavo qualcosa di più di un Carvalho dietro, un Belluschi nel mezzo e un Ze Love davanti. Forse è davvero venuto il momento che Enrico Preziosi riduca drasticamente a luglio il tasso di scommesse propedeutiche alla dimostrazione di quanto sia bravo a provvedere a gennaio.

Sono bastati alcuni prevedibili guai a Kaladze (con Bovo, Antonelli e Moretti desaparecidos) e un fatale infortunio a Gilardino per veder sciogliersi come neve al sole il maquillage faticosamente applicato al Grifone dal disinfettato Marino: tant'è che la sua media-gara (1,125: 9 punti in 8 partite) sta purtroppo rivalutando quella ottenuta dall'arruffato Malesani (1,312), 21 punti nei primi 16 turni. (...)

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