Roma

Sanità Ora Marrazzo rinvia il riordino della rete ospedaliera

DEFICIT Il motivo è la campagna elettorale: tagli e chiusure sarebbero impopolari

«Contrordine, compagni: il piano ospedaliero non s’ha da fare». Suona quasi come una battuta longanesiana la decisione di Marrazzo di sospendere tagli di reparti e chiusure di strutture sanitarie in tutta la Regione. Il motivo, per quanto inconfessabile, è di una evidenza palmare: ci sono le elezioni all’orizzonte e nessuno se la sente di farsi carico di provvedimenti comunque impopolari. Per spiegarlo, il presidente della Regione ricorre al “politichese”: «Abbiamo deciso di darci un cronoprogramma: approvare subito il Piano sanitario regionale perchè farlo vorrebbe dire dare razionalità alla proposta della rete ospedaliera». A conclusione della riunione ad hoc a palazzo Valentini, Marrazzo ha detto che non si possono chiudere ospedali «alla luce di quello che ci hanno detto i sindaci e i presidenti di provincia, tra cui Zingaretti», anche considerando fattori come «l’apertura delle scuole e l’arrivo dell’influenza A e di quella tradizionale» ha spiegato. «Ho lanciato una sfida ai sindaci - ha detto - perchè la rete ospedaliera dovrà essere collegata al piano sanitario».
A stretto giro di posta le repliche del Pdl. Per Donato Robilotta, dei socialisti riformisti «il rinvio di fatto alla prossima legislatura del provvedimento di riordino della rete ospedaliera, che la Regione avrebbe dovuto varare da oltre un anno, è la prova che il centrosinistra intende usare la sanità come strumento clientelare per la campagna elettorale. Marrazzo e Montino dimostrano così di essere degli irresponsabili perché sanno che il disavanzo sanitario nel 2009 sarà superiore a quello del 2008, con il rischio che superi i 2 mld di euro, e dunque con la certezza che chiunque vinca le elezioni dovrà aumentare le tasse nel 2010 ma non fanno niente perché devono lisciare il pelo al loro elettorato. Marrazzo - ricorda Robilotta - chiese al governo di essere nominato commissario e concordò riga per riga i 12 punti del decreto e se ora, dopo aver incassato dallo Stato circa 8,5 mld, di cui 7,1 per un deficit di molto inferiore e 1,4 mld per la copertura parziale del disavanzo 2006-2009, non vuole assumersi le sue responsabilità perché non sa o non vuole governare, abbia almeno la compiacenza di dimettersi da commissario e di permettere che la sanità del Lazio venga risanata e portata ai livelli di efficienza di regioni come la Lombardia, il Veneto ma anche la Toscana e l’Emilia».
Il senatore Domenico Gramazio e il consigliere regionale Tommaso Luzzi, invece, si chiedono «che fine faranno tutte quelle strutture accreditate del Servizio sanitario che sono state depennate nel tentativo di ridurre la spesa».

«Bisogna avere il coraggio - affermano - di riaprire una trattativa con le associazioni che rappresentano la sanità privata accreditata che è larga parte del Sistema sanitario regionale».

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