Alberto Toscano
da Parigi
I militanti dell'Union pour un mouvement populaire (Ump) saranno chiamati a votare il mese prossimo sul programma elettorale per le grandi scadenze politiche transalpine del 2007: le presidenziali di aprile-maggio e la consultazione di giugno per il rinnovo dell'Assemblea nazionale. Una volta approvato dalla base, il programma diventerà vincolante per il candidato dei popolari francesi all'Eliseo, che sarà quasi certamente l'attuale ministro dell'Interno e presidente del partito Nicolas Sarkozy. Per consacrarsi alla campagna elettorale (e soprattutto per avere le mani libere) Sarkozy si dimetterà dal governo qualche mese prima della scadenza elettorale d'aprile. Forse già il prossimo dicembre.
Intanto François Fillon, coordinatore della task force impegnata sul programma, ha anticipato alcuni punti della futura piattaforma politica dell'Ump. In primissimo piano ci saranno i temi della sicurezza e quelli del lavoro. Da ministro dell'Interno, Sarkozy si batte per migliorare l'efficacia delle forze dell'ordine non solo contro il crimine organizzato, ma soprattutto contro la piccola criminalità. Dunque il programma «Sarkozy-Fillon» avrà un suo punto chiave nella riaffermazione dei principi della sicurezza interna.
Sul terreno dell'immigrazione ci sarà il desiderio di sviluppare la cosiddetta «Legge Sarkozy», approvata dal Parlamento all'inizio di quest'estate. La strategia è quella di offrire ospitalità decorosa a tutti coloro che avranno concrete possibilità di lavoro e che rispetteranno le leggi e i valori della società francese, ma pugno duro contro l'immigrazione clandestina attraverso più espulsioni. Il programma proclamerà il passaggio dall'idea del «subire» l'immigrazione a quella di «scegliere» i nuovi cittadini di una società aperta. Su tre punti, che riguardano l'economia, le anticipazioni di François Fillon lasciano già intravedere l'esplodere di forti polemiche: sull'orario lavorativo, la fiscalità e in particolare la tassa di successione.
Per comprendere l'importanza del tema dell'orario bisogna fare un passo indietro all'inizio del 1997, quando il presidente della Repubblica Jacques Chirac sciolse a sorpresa l'Assemblea nazionale, indicendo elezioni anticipate. Convinti d'andare verso una sconfitta, i socialisti scelsero come propria bandiera unidea ben difficile da applicare: le 35 ore, concepite come strumento di lotta alla disoccupazione. La sinistra vinse - contro ogni aspettativa - le elezioni legislative e il nuovo governo, guidato dal socialista Lionel Jospin, varò due leggi per la riduzione dell'orario lavorativo a 35 ore settimanali (pur lasciando margini di trattativa alle parti sociali, categoria per categoria e azienda per azienda). Non potendo proibire per legge gli straordinari, che avrebbero di fatto vanificato le 35 ore, il governo Jospin decise di tassarli in modo assai rilevante. Adesso Fillon e la Commissione del programma dell'Ump scommettono sulla detassazione degli straordinari, ossia sul superamento delle 35 ore. Le leggi sulla riduzione dell'orario resteranno teoricamente in vigore, ma saranno completamente snaturate rispetto al loro contenuto originario.
Il messaggio è chiaro: se vince Sarkozy, le 35 ore si tradurranno in un aumento degli straordinari e dunque in un maggior guadagno per i francesi. La tesi di Sarkozy è che le 35 ore sono state un fallimento perché non hanno contribuito efficacemente alla lotta contro la disoccupazione (che in Francia è oggi dell'8,9 per cento) e che occorre dunque andare nel senso contrario, ossia in quello della liberalizzazione anche sul terreno del diritto del lavoro.
L'intero argomento della fiscalità è destinato a pesare non poco nella prossima campagna elettorale, pur essendo meno importante - secondo i francesi - di quelli della sicurezza e dell'occupazione. Sarkozy rileva che i francesi siano oggi molto tassati circostanza che può aprire nuovi spazi a riduzioni fiscali. Tra queste ci sarà - in caso di vittoria dell'Ump, partito che è già oggi al governo ma che è molto condizionato dai voleri di Jacques Chirac - la drastica riduzione o addirittura la totale cancellazione della tassa di successione.
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