Scajola spiega al ministro come far ripartire il treno

E Burlando: «Da un esecutivo dello stesso segno ci aspettavamo maggiore lealtà»

Il presidente del Copaco, Claudio Scajola, spiega al ministro Antonio Di Pietro come uscire dal vicolo cieco in cui il governo ha relegato il Terzo valico, oltre tutto evitando allo Stato il pagamento dell’indennizzo al generale contractor e «rimodulando» le condizioni del rapporto senza andare alla gara internazionale.
Un vero e proprio miracolo, onorevole Claudio Scajola?
«Nessun miracolo, solo buon senso» replica il deputato di Forza Italia che guida il Comitato di controllo sui servizi segreti. E spiega: «Innanzi tutto, nel corso del lungo colloquio ho illustrato al ministro lo scenario che si presenta a livello non solo localistico e nemmeno locale, ma in ambito nazionale e internazionale. L’economia globale impone scelte decisive che tengono conto del ruolo centrale assunto dal Mediterraneo per lo sviluppo dei traffici. Non possiamo permetterci di lasciare Genova, la Liguria e il Paese isolati e non competitivi».
Quindi, la linea di valico resta fondamentale.
«Certo. Del resto, lo ha riconosciuto lo stesso ministro e altri suoi colleghi di governo. Ho anche fatto presente che non è possibile rimettere in discussione, ogni volta che cambiano i governi, opere fondamentali che hanno ricevuto ingenti risorse dal governo precedente. Nel caso specifico del Terzo valico l’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi si è impegnato a fondo per arrivare all’apertura dei cantieri».
Si dovrebbe pagare una penale non indifferente.
«Diciamo meglio. Se si mantiene la revoca della concessione, il Terzo valico non si farà mai più. Si aprirebbe la strada a un contenzioso tremendo».
Ma esiste una prospettiva diversa.
«È quella che ho presentato, sotto forma di documento scritto, a Di Pietro. In questo modo si possono superare i problemi e riavviare il percorso dell’infrastruttura ferroviaria fino al suo compimento».
I particolari.
«Si tratta di effettuare una verifica che riguarda gli affidamenti in essere, e la loro compatibilità con le normative vigenti in Italia e in Europa. Se questa verifica, come credo, sarà positiva, si passerà alla seconda fase».
Quella decisiva: il via libera.
«Allora potremo rimodulare, in forme diverse da quelle attuali, il decreto Bersani in sede di approvazione in parlamento, in modo da superare l’impasse, ma senza sconfessare la linea di cautela del ministero».
Di Pietro ha detto sì?
«Si è dimostrato molto disponibile a valutare l’ipotesi di soluzione in sede politica. Lo rivedrò ancora, approfondiremo la questione. L’obiettivo è troppo importante, per non esplorare tutte le possibilità di soluzione».
Nel frattempo, anche il presidente della Regione Claudio Burlando prenota per oggi un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta. E alza finalmente i toni della protesta: «Non ci aspettavamo - sottolinea - da un governo dello stesso segno, di leggere sui giornali una notizia così importante per Genova e per la Liguria, come quella relativa al Terzo Valico». La sorpresa nasce dal fatto che «abbiamo lavorato bene in questi mesi e questa è una materia in cui la Regione ha un potere concorrente, pertanto mi pare corretto contattarla quando bisogna discutere del Terzo valico.

«Io - aggiunge il presidente della giunta ligure - intendo i rapporti istituzionali così, e credo che anche il Governo dovrebbe intenderli allo stesso modo. Il nostro obiettivo è fare questa opera - conclude -. Non siamo interessati a chi la realizza, siamo interessati all’infrastruttura e soprattutto ai tempi di realizzazione».

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