Lo scandaloso Coccioli alla (ri)conquista dell’Italia

Era, a suo modo, cattolico. E, a suo modo, omosessuale. E sul dissidio importuno fra omosessualità e cristianesimo - religione che attraversò nella sua tormentata via crucis che ebbe come altre stazioni l’ebraismo, l’animismo, l’islamismo e il buddismo - riversò tutto se stesso e tutta la sua letteratura. Si chiamava Carlo Coccioli.
Misconosciuto o quasi in Italia, comunque dimenticato da tempo, e molto letto invece in America Latina, dove visse silenziosamente e scrisse furiosamente, Carlo Coccioli, livornese, nato nel 1920, autoesiliatosi dall’Italia negli anni ’50 per andare a vivere prima a Parigi poi in Messico (collaborando con alcune testate, fra cui il Giornale) dove morì nel 2003, è uno degli autori più curiosi, irregolari eppure necessari del nostro secondo Novecento. Coccioli infatti scriveva di sé, di Dio, di sesso. E soprattutto lo scriveva più in francese e in spagnolo che in italiano. Abbastanza, insomma, per essere pesantemente ignorato dall’establishment culturale.
Paradosso di chi è a lungo emarginato, Coccioli incontra di tanto in tanto, e grazie a uno sponsor d’eccezione come Giulio Mozzi, il felice destino di essere ciclicamente ripescato, per qualche singola opera, dall’editoria di nicchia. Come accade oggi. L’autore di Davide e Requiem per un cane (e qualche altra cinquantina di titoli), in passato sostenuto da Malaparte e Palazzeschi, attaccato da Piovene, letto da Carlo Bo, rilanciato da Tondelli, torna in questi giorni alla luce editoriale con due piccoli eventi. Il primo: Marsilio ripubblica un titolo che per via del tema (uomini che amano altri uomini) è insieme di culto e maledetto. È Fabrizio Lupo, un libro scritto in italiano nel 1951 (!), edito in Francia l’anno dopo, apparso poi in spagnolo nel ’53 ma accusato in Messico di aver indotto al suicidio alcuni giovani omosessuali, e infine uscito nel 1978 da Rusconi (autore «di destra»...). Come scrive un altro intellettuale irregolare, ma di oggi, come Walter Siti nell’intensa prefazione, è un romanzo stranamente vitale, «perché ha dentro abbastanza dolore ed energia per riuscire a dimostrarci che nulla, del tema centrale, è veramente passato»: un romanzo ancora perfetto nell’accusare il «mostruoso coacervo di stereotipi che la società ha accumulato sull’amore omosessuale».
Il secondo evento, invece, è ancora più raro. La nascita di una casa editrice interamente dedicata a un autore. Marco Coccioli, nipote ed erede letterario di Carlo, ha fondato la Piccolo Karma edizioni, sigla che prende il nome da uno dei testi più luminosi di Coccioli e che ha in programma di pubblicarne l’intera opera, sia in formato ebook sia in stampa digitale. Milanese, 62 anni, un passato lontano nel mondo editoriale e uno più recente in quello dell’imprenditoria, il nipote italiano dello scrittore cosmopolita, dopo due anni di lavoro sul sito www.carlococcioli.com, inizia ora a raccogliere i primi frutti concreti: «Senza gli strumenti offerti dalle nuove tecnologie sarebbe stato impossibile pubblicare un corpo così vasto di opere, e in più lingue... Invece, grazie al digitale possiamo recuperare testi altrimenti perduti per sempre...». E così, con le copertine che utilizzano le tele realizzate negli anni Ottanta dallo stesso Coccioli, che fu anche pittore, tornano leggibili le scritture cinematografiche di Le corde dell’arpa e del thriller metafisico Le case del lago, i viaggi di scoperta messicana di Omeyotl, i bizzarri racconti di Uno e altri amori, la scintillante biografia del Budda... E lo stesso Piccolo Karma, il libro-cardine che, attraverso la riscoperta di Tondelli, ha liberato l’autore dai condizionamenti della sua generazione per consegnarlo a quelle successive... E persino inediti, come Requiem pour un chien nella versione originale francese (piuttosto diversa da quella italiana) ritrovata, intatta, negli archivi di Città del Messico. «Entro l’anno - racconta Marco Coccioli - tutti potranno accedere a testi rarissimi come l’affresco azteco di L’erede di Montezuma e anche opere mai pubblicate da noi, come Soleil o Un suicide...».
Carlo Coccioli. Di per sé, un intellettuale completamente fuori dal tempo e fuori dal mondo (nel 2001, due anni prima della morte, in occasione del G8 a Genova, chiese al Vaticano di svuotare le proprie casseforti e ridistribuire la ricchezza ai poveri...

), ma dall’altro, come è destino dei classici, nel trattare temi universali (la dignità dell’amore omosessuale, la sorte degli animali, il dramma delle dipendenze, la vitalità soffocata delle culture «altre»), un autore senza tempo e al di sopra dei mondi.

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