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Lo sciopero paralizza la Francia ma Sarkozy non cede ai sindacati

Lo sciopero paralizza la Francia ma Sarkozy non cede ai sindacati

da Parigi

Francia semiparalizzata, 300 chilometri complessivi di code d'auto ieri mattina e ieri sera attorno a Parigi, milioni di persone costrette a sperare di cavarsela pur di andare a lavorare. Uno scenario da incubo a causa dello sciopero di categorie decise a difendere un privilegio ormai anacronistico: quello di lasciare il lavoro (col massimo della pensione) a un'età compresa tra i 50 e i 55 anni. Il presidente Nicolas Sarkozy e il governo di centrodestra del primo ministro François Fillon vogliono a tutti i costi la riforma. I sindacati dei ferrovieri e delle altre categorie «prepensionabili» (dipendenti dei trasporti urbani, del gas e dell'elettricità) minacciano fuoco e fiamme pur di non cambiare sostanzialmente le cose.
Ieri pomeriggio il governo ha rilanciato l'ipotesi del dialogo, lasciando intravedere un possibile compromesso in termini di incentivi ai ferrovieri che resteranno al lavoro dopo l'attuale età pensionabile. Una parte dei sindacati accetta il dialogo, ma ieri la scena è stata dominata dai discorsi estremistici di chi intende rifiutare ogni riforma: in serata lo sciopero dei ferrovieri e delle aziende del trasporto urbano è stato prorogato. Quella di oggi è per i francesi un'altra giornata di passione.
I sindacati cantano vittoria, ma fingono di non vedere la realtà delle cifre: malgrado la paralisi dei trasporti, lo sciopero di ieri è stato attuato dal 61,5 per cento dei dipendenti delle ferrovie contro un tasso d'adesione del 73,5 per cento in occasione della precedente giornata di protesta del 18 ottobre. Alla Ratp, l'azienda dei trasporti pubblici di Parigi, l'adesione allo sciopero è stata ieri del 44 per cento contro il 58 per cento del 18 ottobre. All’Edf (l'Enel transalpina) ha scioperato appena il 28 per cento dei dipendenti, contro il 43 per cento del 18 ottobre. Alla Gdf (gas) il tasso d'adesione è stato del 31,2 per cento (contro il 45,5 per cento della precedente giornata di protesta).
Inoltre il traffico è stato normale sulla fondamentale linea ferroviaria Parigi-Londra (che ha visto proprio ieri entrare in vigore il nuovo orario, con la riduzione del tempo di percorrenza tra le due capitali da 2 ore e 35 a 2 ore e 15 minuti) e quasi normale sulla Parigi-Bruxelles. Le vere vittime dello sciopero sono i pendolari.
Le manifestazioni di protesta, svoltesi nelle principali città, hanno riunito complessivamente appena 50mila persone. L'ala estremista del movimento sindacale sta rischiando l'isolamento, ma proprio per questo tende a radicalizzare ulteriormente le proprie posizioni. Mentre ieri sera il segretario della Cfdt (una sorta di Cisl francese) François Chereque ha accolto favorevolmente le proposte governative per un compromesso in termini di incentivi al rinvio della pensione, il sindacato comunista Cgt è schierato su posizioni rigide e alcune organizzazioni autonome dei ferrovieri non vogliono sentir neppure parlare di un ipotetico compromesso. Dunque lo scontro rischia di trascinarsi ancora a lungo.
Ieri pomeriggio le assemblee dei ferrovieri, che hanno prolungato l'astensione dal lavoro a oggi, hanno visto polemiche e anche qualche incidente tra i fautori dello sciopero e quelli del dialogo. La situazione è sempre più tesa anche tra gli scioperanti e i cittadini, esasperati dagli attuali disagi, divenuti incomprensibili perché - dopo le riforme pensionistiche del 1994 e del 2003, che prevedono un periodo contributivo di 40 anni per ottenere il massimo della pensione - i ferrovieri e gli altri membri dei «regimi speciali» sono rimasti gli unici a potersene andar via a una cinquantina d'anni.
Le organizzazioni giovanili vicine all'opposizione di sinistra - in particolare il sindacato studentesco filosocialista Unef - stanno intanto tentando (con un certo successo, dovuto talvolta a iniziative violente) di paralizzare le università contro la riforma che ne prevede la crescente autonomia. Ieri 33 atenei su 85 erano semiparalizzati dalla protesta, ma la ministra dell'Educazione superiore, Valérie Pécresse, ha aperto le porte al dialogo, convocando per i prossimi giorni i rappresentanti studenteschi.

L'autunno caldo francese sta facendosi rovente.

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