Ettore Scola è un ottimo regista, benché il suo più recente film, Gente di Roma, non fosse allaltezza del nome. Ma è anche tra i padri nobili dellAnac, mitica e molto di sinistra Associazione degli autori, sempre in prima linea nel difendere il cinema engagé da presunte censure di mercato e dal «bieco reference-system» voluto dallex ministro Urbani. È il solito gioco delle parti, e ci si potrebbe stare. Però il cineasta irpino forse esagera quando, nel difendere la collega Antonietta De Lillo da una querela per diffamazione, così riflette sulle insidie dell«autocensura»: «Se miri alla Rai cerchi temi che possono andare bene per la tv pubblica di questo periodo. E se miri a Medusa non puoi fare a meno di pensare che fa capo a Berlusconi e, quindi, tutta unaltra fetta di tematiche si deve mettere via».
Insomma, trasferendosi dalla tv al cinema, lesecrato duopolio avrebbe soffocato la libertà creativa degli autori, scolpendo sulla pietra una sorta di Decalogo riservato agli argomenti politicamente intoccabili.
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