Francesco De Remigis
Parigi
«P iù educazione, meno repressione!». A scandire lo slogan non sono studenti né sindacati, ma genitori e professori. Nella Francia di periferia, in quella banlieue parigina dove lo scorso marzo un ragazzo è stato aggredito e ferito gravemente a colpi di martello nella scuola, i docenti si ribellano alla nomina di un nuovo vicepreside. Motivo? È un gendarme. Siamo a mezz'ora da Parigi. Il liceo Maurice Utrillo di Stains affronta violenze crescenti all'interno del plesso e nel piazzale d'ingresso. Il provveditorato reagisce e sceglie un rinforzo che coordini le operazioni di messa in sicurezza, ma scoppia la bagarre.
Il viavai di delinquenza minorile mescolata a episodi di bullismo va avanti da mesi, ciononostante i professori sventolano striscioni «contro l'infiltrazione di una forza armata nella scuola». Solo mezzo liceo si ribella, ma la eco è talmente ampia che si riverbera su tutta la Francia. Mettere ordine in un istituto che nell'ultimo anno ha visto moltiplicare risse e aggressioni non è facile. Non ci è riuscito il governo con i suoi palliativi, tantomeno i professori. Né il consiglio locale per la sicurezza e la prevenzione della delinquenza e della radicalizzazione (CLSPDR). Extrema ratio, un gendarme come vicepreside, che ha abbandonato il servizio armato ma non l'expertise.
Non contenti delle spiegazioni del ministro dell'Istruzione, che non vede «nulla di strano» nella nomina, 28 professori hanno scioperato lunedì 5 e martedì 6 novembre accanto agli studenti. Minacciano di rinnovare la protesta se non arrivano chiarimenti sulla durata del mandato e regole d'ingaggio. Intanto il ministro Jean-Michel Blanquer spiega che «nella funzione pubblica la mobilità è una prassi, ed è una buona cosa». Ma ormai la miccia è accesa e il liceo di periferia diventa caso di scuola nel vero senso della parola.
Sta con i professori il sindaco comunista Azzédine Taibi (Pcf) che osteggia a gran voce la nomina di un gendarme tra i banchi: «Ho l'impressione che il liceo Utrillo sia un laboratorio per sperimentare la presenza della polizia all'interno degli istituti». Effettivamente, anche di questo si parla in Francia, dove non si esclude l'invio nei plessi di «personale delle forze dell'ordine nei momenti di tensione». Ma il caso Utrillo pare diverso, poiché gli echi delle guerre tra bande di adolescenti si trascinano costantemente nei corridoi, con i sorveglianti che assicurano di avere visto ragazzi con machete in pugno. Il neo vicepreside proviene dalla squadriglia della Normandia, di cui è ex capo. Non indossa uniforme a scuola e farà da raccordo tra quel che succede all'interno e ciò che la polizia vede al di fuori. Un jolly, visto che il rinforzo delle pattuglie nelle ore di ingresso e uscita, e la cellula di guardia «in una logica di prevenzione», finora non hanno ottenuto l'effetto sperato: senza occhi e orecchie dentro l'istituto, gli agenti agiscono alla cieca e non sono riusciti a scongiurare episodi simili al colpo di martello registrato il 12 marzo. Alcuni ragazzi al di fuori della banlieue sostengono la nomina: «Non è un Benalla al servizio dell'Educazione nazionale - spiega lo studente Maxime Lledo su Rmc - viene dalla gendarmerie e ha l'occasione di rimettersi in gioco. Vedremo cosa riuscirà a fare». A Stains le opinioni sono invece molto diverse. «Sa davvero cosa vuole dire essere in una zona di educazione prioritaria, avere un contatto con gli allievi?», si preoccupa Mickael, studente dell'Utrillo. Un «simbolo forte per niente adatto alle famiglie del posto», sostiene Martial Chaffraix, che lì insegna fisica e chimica. Una scuola che potrebbe ospitare 900 allievi, e invece ce ne sono 1.300.
Il provveditorato non intende fare marcia indietro un mese dopo la riapertura del liceo. Si dialoga, ma il preside gendarme resta. «È un valore aggiunto» che avrà il compito di coordinare le informazioni nell'intero dipartimento della Seine-Saint-Denis, la banlieue a ridosso di Parigi che fu tra le più colpite dalle rivolte del 2005. I professori restano divisi al 50%. Solo per metà di loro uno specialista di sicurezza dentro le mura rende la situazione incandescente. «Non è lì per trattare gli studenti come soldati», ricorda invece l'esponente del terzo settore Caroline Pilastre.
Il liceo Utrillo figura al 12° posto tra quelli della regione dell'Ile de France. Ma è innegabile che qualcosa sia successo e sembra qualcosa di irreparabile. «Ci interroghiamo spesso sul perché molti minori non rispettino la polizia, poi quando sentiamo dei professori, degli adulti, che scandiscono slogan come polizia dappertutto, Stato da nessuna parte si capisce perché molti studenti se la prendano con i poliziotti», spiega il giornalista Olivier Truchot. «Abbiamo sentito i professori dire che si tratta di un'infiltrazione delle forze armate nel nostro liceo, ecco, chiariamo: la scuola è di tutti e lo Stato offre un servizio pubblico».
«Police partout, Etat nulle part» è lo slogan sotto accusa, rilanciato sui social anche da giovani militanti della Francia Ribelle di Jean-Luc Mélenchon, l'estrema sinistra francese. Come proteggere i licei dalle violenze senza scatenare scioperi a cascata? L'interrogativo affligge più che mai il governo. Se questo è l'inizio di una sperimentazione, la strada sembra davvero in salita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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