Se Acqui diventa Parma sul set del «Gioiellino»

Se Acqui diventa Parma sul set del «Gioiellino»

Roma«È stata la nostra Parma, meglio non potevamo scegliere, una salvezza...». Dopo Il Divo e la Doppia Ora, la verde Acqui Terme torna di scena al cinema come set del film di Andrea Molaioli Il Gioiellino, in sala da venerdì 4 marzo. Si tratta di due ore (molto) liberamente ispirate al crac Parmalat (che qui si chiama «Leda») con Toni Servillo (il bieco Tonna) e Remo Girone (Calisto Tanzi). Un film girato anche grazie al sostegno della Film Commission Torino Piemonte: «Sei settimane fantastiche, da aprile a metà giugno, - continua a raccontare Francesca Cima della Indigo Film -. Certamente non avremmo mai potuto girare un film così scottante a Parma, dunque dovevamo ricreare quel clima da provincia ricca ed elegante. Abbiamo girato praticamente tutto all’interno dei cinque piani dell’ex tribunale di Acqui, i suoi abitanti ci sono stati vicini e per questo devo ringraziare di cuore il sindaco Danilo Rapetti per la disponibilità e la gentilezza. Sono sicura che torneremo presto a girare in questo posto incantevole».
Le scene ad Acqui sono tante, praticamente tutte, tra cui quella drammatica del suicidio del commercialista della Leda. E poi la villa del premier Berlusconi dove Tanzi va a bussar cassa con il figlio buono a nulla, ma finisce col parlare di calcio e di Cicinho al Milan e le incursioni della Guardia di Finanza nel drammatico finale. Ma il feeling della troupe con il set piemontese si vede. Nel complesso si tratta di un film ben girato, soprattutto all’inizio dove brillano alcune finezze stilistiche (titoli di coda con il latte che va a sfumare lentamente) e un ritmo giustamente veloce. Poi, come spesso succede con il cinema italiano, si rallenta fino al finale intimo-buonista. Che col crac Parmalat stride un pochino. Già, perché l’opera avrebbe potuto affrontare meglio il dramma dei 32mila risparmiatori truffati con i bond. Mentre Tanzi che scappa in Russia viene dipinto come una vittima del sistema e del ragionier Tonna interpretato dal sempre convincente Toni Servillo che ascolta i primi Abba e tratta male le donne. Peccato, perché una denuncia più coraggiosa dei fatti che seguirono la fuga di Tanzi con i processi e i suicidi di molti risparmiatori rovinati, forse avrebbe reso giustizia agli italiani.
Il film di Molaioli, che racconta vicende avvenute tra il 1992 e il 2003, ma ancora molto attuali, vuole essere comunque un paradigma della finanza moderna e del suo predominio sull’economia reale, come spiega lo stesso regista. «Una gestione scriteriata come quella di Parmalat - ci racconta - non appartiene solo all’Italia, ma al mondo globale. La finanza oggi si basa su sistemi che appaiono inaccessibili alla comprensione di molti, ma che investono drammaticamente tutti i cittadini, come si è visto purtroppo con la crisi che sta coinvolgendo ora tutto il mondo».

«Ho cercato di dar vita - conclude - a una storia che potesse essere in qualche modo paradigmatica di quelle condotte imprenditoriali, spregiudicate e sprezzanti di ogni regola, che si sono affermate e sono state tollerate nel corso degli anni».

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