Se i genitori prendono lezioni anche per raccontare una fiaba

Se i genitori prendono lezioni anche per raccontare una fiaba

Tutti a lezione di genitorialità: bisogna essere autorevoli, ma non autoritari. Bisogna sapere come allattare, come gestire uno svezzamento naturale, come praticare il massaggio infantile al proprio bambino, come cantargli le ninne-nanne, come recitargli le filastrocche, come leggere ad alta voce le fiabe, come inventare ex novo una storia, e tanto, tanto altro ancora. Chi ha figli, oggi, vive spesso la fastidiosa sensazione dell’inadeguatezza. Quasi che «fare» il genitore sia una cosa molto diversa dall’«essere» genitore. E che la possibilità di sbagliare, e magari di imparare dai propri errori, non sia nemmeno da prendere in considerazione. Mai come in questi ultimi anni l’offerta di corsi pensati appositamente per genitori (dalla cucina per i piccoli al pronto soccorso pediatrico, dal massaggio neonatale allo yoga, dalla lettura alla recitazione) è ampia.
Oggi, ad esempio, apre in pieno centro a Milano, uno sportello gratuito per insegnare ai grandi come raccontare le favole ai più piccini. L’idea è di Elisabetta Maùti, psicologa, fondatrice dell’associazione Dillocon1fiaba (www.dillocon1fiaba.it): «Se vogliamo davvero parlare con i nostri bambini dobbiamo imparare a raccontare le favole. Non basta parlare loro con calma, con esempi o con un linguaggio semplice: i bimbi al di sotto dei 10 anni vivono immersi in un universo incantato dove i pennarelli, le sedie, i giochi hanno una loro anima e dove regna la magia. Negli anni, con l’attività di psicoterapeuta, mi sono accorta che il vero ponte per entrare in contatto con un bambino è costituito dal suo papà e dalla sua mamma: certo, in casi più difficili è utile il parere e il consulto di un terapeuta, ma per i piccoli problemi quotidiani sono i genitori i migliori educatori. Aprire uno sportello per loro, che li stimolasse ad apprezzare il valore delle fiabe per entrare in contatto con i propri figli, mi è parsa un’idea utile da promuovere», spiega la psicologa e autrice di favole (tra le sue pubblicazioni Una fiaba per ogni perché, e Storie per la pappa e per la nanna, entrambi editi da Erickson).
L’iniziativa è encomiabile, anche perché no profit. Ma viene da chiedersi come mai i genitori di oggi vivano in perenne ansia da prestazione. Lo dimostra il proliferare di corsi anche per attività fino a poco tempo addietro ritenute naturali, come l’allattamento o lo svezzamento dei neonati. Figli di una generazione che ha scardinato la famiglia tradizionale, i papà e le mamme di oggi paiono terrorizzati dal ripetere gli errori dei loro genitori (troppo autoritari o, di contro, troppo menefreghisti) e cercano nei cosiddetti esperti (vedi il successo di programmi come Sos Tata e le vendite dei manuali firmati dalle varie nannies) «il metodo» per educare i loro bambini. Privi di un modello da seguire (Elisabetta Maùti ci confida che sono i nonni di oggi i primi a non leggere favole ai nipoti!), i genitori sono alla perenne ricerca di conforto e conferme. Siti come filastrocche.it o genitoricrescono.com spopolano tra le mamme, che vi trovano spunti e idee creative per i passatempi con i loro piccoli. Per non parlare del fenomeno delle mamme blogger, pronte a scambiarsi in Rete suggerimenti pratici di ogni genere. Sono nate in questi ultimi anni anche nuove figure professionali, come la doula, una donna che con competenze di puericultura accompagna la mamma nella gravidanza e nel puerperio, sostituendosi a ciò che un tempo faceva la famiglia allargata. I papà e le mamme di oggi sono spesso più consapevoli, curiosi, informati (talvolta anche più presenti) di quelli della generazione precedente: questo è un bene. Ma hanno troppa paura di sbagliare (o di essere giudicati?).

Se invece di iscriversi a uno dei tanti corsi per genitori «efficaci ed efficienti», si provasse ad essere semplicemente se stessi, ricordando, peraltro, che nessun bambino nasce con il libretto di istruzioni in allegato?

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