«Se l’Ue è più forte, il Fondo monetario può funzionare come una banca»

La crisi economica avrebbe potuto devastare l’Europa. L’apocalisse non si è avverata, ma la situazione attuale non consente di abbassare la guardia. Non solo perché Paesi come la Grecia sono in grave difficoltà, ma soprattutto in quanto è necessario monitorare costantemente quei settori economici che hanno determinato la recessione.
È quanto hanno sottolineato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il commissario Ue alla Concorrenza, Joaquín Almunia al convegno Aspen di Venezia. Nella crisi economica - ha specificato Tremonti (nella foto) - il Fondo monetario internazionale potrebbe avere, come nel caso della Grecia, un ruolo «come banca, perché no». Anzi, «se l’Europa fosse più forte e coordinata, l’Fmi potrebbe anche fare solo da banca. Ciò che serve con la Grecia - ha aggiunto - è un disegno europeo e capire che politiche attuare». La sfida di Tremonti, tuttavia, va oltre: è necessario spostare l’attenzione dai Paesi ai settori che hanno trascinato il pianeta in una delle più difficili crisi internazionali della storia. «Il futuro dei Paesi “Pigs” (acronimo per Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna)? Intanto li chiamerei “Fire”, che sta per “financial, insurance, real estate” (finanza, assicurazioni, immobili)». Il commissario Almunia ha invece specificato che «siamo riusciti a evitare il peggio, ma non siamo fuori dalla tormenta». Il caso Atene «è il più complicato, ma non è l’unico» e, dunque, «occorre cercare un modo di uscita graduale».
Intanto l’Ellade può contare sul sostegno francese. Il presidente Nicholas Sarkozy ha ricordato che «se abbiamo creato la moneta unica, non possiamo lasciar cadere un Paese che è nell’Eurozona, o altrimenti non valeva la pena fare l’euro». In caso di un peggioramento della crisi delle finanze elleniche la Francia interverrà. «Sosterremo la Grecia perché hanno fatto degli sforzi, o non ci sarà più l’euro», ha concluso Sarkozy.


Si tratta di uno smarcamento deciso dalla linea di rigore predicata dalla Germania che ha sì garantito un appoggio politico al premier greco George Papandreu («fra tre anni a partire da ora, i conti pubblici saranno in ordine») e al suo piano di tagli da 4,8 miliardi, ma senza nessuna promessa di aiuti finanziari.

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