Se lei è gentildonna e pure un po' ufficiale

«Ufficiale e gentildonna» dice Donatella nel backstage e noi le crediamo anche se certi dettagli della collezione Versace per il prossimo inverno hanno qualcosa dello stile moresco. Per esempio sugli spettacolari stivali cuissard neri ci sono volute traforate da finestra nella Medina. Invece il ricamo a bandoliera sul lungo abito da sera rosso paprica a prima vista sembra una preziosa cintura per l'abito tradizionale egiziano altrimenti detto galabeya, ma poi si rivela una sorprendente reinterpretazione al femminile del classico cordonetto da alta onorificenza maschile. «Onore al merito delle donne» motteggia lei facendoci poi notare l'impeccabile taglio in sbieco di alcuni abiti da giorno con l'orlo asimmetrico e i grossi bottoni in filigrana d'oro da divisa militare. «Li ho trovati in archivio, una ricerca che aveva fatto Gianni sugli antichi decori degli eserciti».
Ecco quindi il minitailleur nero con la doppia fila di bottoni da ussaro, le strepitose mostrine ricamate in jais, quella spettacolare bandoliera e soprattutto un grande rigore nelle forme che permette interessanti voli pindarici con gli accessori. Ci sono ad esempio bracciali e catene con appese grandi medaglie dorate e soprattutto quegli alti stivali da dominatrix nella tenda di Lawrence D'Arabia. In passerella una top con pedigree: Georgia May Jagger, figlia di Mick e della supermodella Jerry Hall. Dietro le quinte ad aiutare la mamma per lo show: Allegra Versace Beck. Nella moda come nella vita il patrimonio genetico ha un'importanza cruciale. Lo dimostra anche la bella collezione di Veronica Etro ispirata dall'eterna passione del padre Gimmo per gli scialli con il motivo Paisley, per i tappeti Kilim e per qualunque cosa racconti la cultura dell'altrove. «Ho perfino trovato il guardaroba del tartaro volante, Nurejev» racconta la stilista. Da qui l'idea di un viaggio sulla Transiberiana con incredibili accostamenti di colori. C'è il plastron ricamato sul paltò spigato, la passamaneria un po' dappertutto, la gonna a pieghe tibetana che spunta con i suoi mille colori dalla lunga tunica nera. «Folk-couture» conclude sorridendo Veronica mentre Grazia Malagoli, fashion director di Sportmax, sembra sull'orlo di una crisi di nervi perché le chiediamo notizie sulla collezione. Alla fine ci parla di un'ispirazione Africa nella prima parte della sfilata e dell'action painting di Pollock che ha ispirato il meraviglioso cappotto con un ensemble disordinato di fili multicolori prima ricamati e poi garzati a mano. A noi sembra ci sia anche qualcosa dell'Arte Povera, corrente cara al talentuoso duo stilistico Proenza Schouler che ha aperto la strada all'eleganza materica e concettuale di Sportmax. Mille volte bravo a Maurizio Pecoraro per la sua raffinata collezione piena di frange e poesia, ma anche per il nuovo negozio progettato da Pierfrancesco Cravel in piazza Risorgimento 10.

Ci si trovano oggetti di design nordico degli Anni 50 oltre a capi di sublime eleganza come la pelliccia di visone intarsiato a facce di donna. Tutti i dettagli mancanti (le labbra, il naso oppure gli occhi) sono ricamati a rilievo sulla sciarpa.

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