Per sfuggire allabbraccio delle Iene si era rifugiato, preoccupato, a ridosso di una camionetta dei carabinieri, approdo sicuro tra una selva di telecamere poco amichevoli. Forse cercava don Matteo. Vuole essere un «uomo libero» lonorevole Giorgio Clelio Stracquadanio (nella foto), da giorni il deputato del Pdl più inseguito e intervistato. Nel frattempo lui - malpancista ex radicale - è una voce fuori dal coro. Tanto che nel marasma di ipotesi di governi tecnici, delfini e ribaltoni si dice convinto che Silvio, uomo di Stato, ce la farà.
In che senso? Vuol dire che, come ha scritto Repubblica, si può ipotizzare una ricandidatura del premier?
«Questo no. Dico che ce la fa perché riuscirà a compiere lultima fase della sua rivoluzione liberale iniziata nel 1994 con Forza Italia e ad evitare la distruzione del bipolarismo ad opera di Casini e compagnia di gattopardi. Consegnerà alla politica una struttura economica consolidata concordata con lUe e non ci abbandonerà alla restaurazione partitocratica. Deve recuperare il nostro elettorato massacrato da una delle più feroci politiche fiscali mai viste. Roba che se lavesse fatta la sinistra saremmo scesi in piazza un giorno sì e laltro pure. Lo conosco bene Silvio, le situazioni difficili lo caricano, ce la farà».
Si spieghi meglio
«Lascerà lo scettro senza per questo andarsene. Starà accanto bello vigile. Nessun leader politico del centrodestra ha le sue capacità e carisma. Ma prima dovrà uscire dal vicolo cieco dellostruzionismo del ministro dellEconomia».
Già Tremonti, rapporto complicato...
«Lasciamo stare, lui compie sistematici sabotaggi per far del male a Silvio. È incredibile: laltra settimana si era sparsa la voce che ci sarebbe stata una manovra alla Amato. Cioè che sarebbero state messe le mani nei conti correnti degli italiani. Io stesso ho ricevuto decine di telefonate di amici e conoscenti nel panico. E Tremonti che fa? Sta zitto per sei ore. Un silenzio che ha rischiato di creare un terremoto economico».
Ma insomma a chi deve dare lo scettro Berlusconi?
«Per ora diciamo che la faccenda importa relativamente, forse anche ad Angelino... Ma la cosa importante che io so è che resterà sulla scena politica ancora per il periodo necessario per far capire agli italiani che se lo spread aumenta non è per colpa della sua cattiveria me è perché in Europa pensano, e forse si preoccupano, di una larga vittoria elettorale della sinistra alle prossime elezioni...».
Si è parlato tanto del suo tradimento. Della lettera che invita il premier ad allargare le intese. Ora le cose sembrano chiarite.
«Ci siamo visti ieri. Non era arrabbiato. Mi sono seduto accanto a lui in salotto, è stato cordiale come al solito e abbiamo subito chiarito la questione del tradimento che non cè. Gli ho detto riprenditi la forza rivoluzionaria di una volta, lei, se vuole, ha le mie dimissioni. Il mio successore è in linea con il suo programma e la voterebbe sicuro. Lui mi ha detto non ci pensare nemmmeno».
Non mi ha detto nulla di Bossi, approva il suo comportamento, le sue frasi sibilline in serie?
«Dopo aver studiato nei minimi dettagli il piano B, una secessione soft, ha spalleggiato il passaggio di campo di Tremonti, il comandante dello Stato criminogeno, dello Stato sanguisuga. A me sembra piuttosto che Bossi sia sulla buona strada per tornare a fare il picconatore della coalizione come fece in passato».
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