Tripoli È paradossalmente da Seif el-Islam, il figlio di Gheddafi più vicino alle posizioni del padre, che giunge il primo segno di dialogo da parte del regime. Nella tarda serata, il secondogenito del Colonnello, ha spiegato che «abbiamo broblemi a Misurata e Zawiya, ma lesercito si è fermato per dare ai terroristi una chance di negoziare». Unapertura che secondo Seif potrebbe portare a «un accordo pacifico» già nella giornata di oggi. In unintervista alla televisione Cnn in Turchia, poi, Gheddafi jr. ha assicurato che «non distruggeremo mai i pozzi di petrolio libici, perché appartengono al popolo»: nei giorni scorsi erano circolate voci secondo cui Gheddafi avrebbe dato ordine di sabotare la produzione petrolifera nazionale. Seif el-Islam ha anche negato ogni ipotesi di fuga della famiglia: «Il nostro unico piano è di vivere in Libia e di morirci».
Ma non tutti i sette figli di Gheddafi sembrano pensarla così. Uno di loro, Seif el-Arab, inviato a Bengasi per sedare la rivolta, secondo la stampa iraniana (peraltro molto di parte sullargomento e quindi poco affidabile) sarebbe passato addirittura dalla parte dei ribelli. Secondo dichiarazioni dellex governatore di uno Stato venezuelano, «uno dei figli di Gheddafi (ma non viene precisato quale) sarebbe già da due giorni rifugiato nellisola Margarita», nel mar dei Caraibi.
Anche Saadi, un militare noto in Italia per aver giocato senza gloria in serie A, è stato invece inviato a Bengasi per affrontare i rivoltosi: la vittoria gli sfugge, ma almeno il padre non lo ha tradito.
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