da Roma
Essere poveri alla Camera significa guadagnare 84.182 euro in otto mesi. Anzi, significa guadagnare molto di più, ma è questo limponibile minimo che i deputati più «squattrinati» hanno dichiarato nel 2006, la quota tassabile del loro stipendio, da cui sono esclusi rimborsi viaggi e gestione del rapporto con gli elettori. A Montecitorio, come ogni anno, è da ieri pubblico lelenco dei redditi degli onorevoli e dei senatori, da Silvio Berlusconi, con il suo inarrivabile patrimonio annuo di oltre 139 milioni di euro lordi (60 milioni di tasse pagate, 43% dellimponibile) fino allultimo della lista, Gino Sperandio di Rifondazione, uno dei pochissimi a scendere sotto limponibile minimo, con i suoi 75.142 euro. Ma cè una spiegazione: lonorevole Sperandio è subentrato soltanto a giugno di due anni fa, in sostituzione del viceministro Patrizia Sentinelli, e dunque dalla sua indennità sono state tolte le prime settimane di legislatura. Inarrivabile, il reddito di Berlusconi, perché il secondo più ricco alla Camera, lavvocato Giuseppe Consolo di An, si «ferma» a quasi 3 milioni e mezzo di redditi dichiarati. E perché il leader del Pdl paga in tasse quasi quanto il reddito (o comunque più della metà) di tutti i parlamentari di Montecitorio.
Va ricordato che questi sono i redditi riferiti al 2006: per gli onorevoli che non hanno altra fonte di sostentamento al di là del loro lavoro istituzionale, si tratta quindi di uno stipendio (la parte imponibile) di otto mesi, i primi della quindicesima legislatura.
Fare il premier, a guardare le dichiarazioni dei redditi, «impoveriva» Berlusconi, che nel 2005 aveva dichiarato poco più di 28 milioni di euro, mentre ha risollevato le finanze di Romano Prodi: nel 2005 dichiarò meno di 90mila euro, nel 2006, da presidente del Consiglio, 217.221 euro, più del doppio. In questa cifra sono comprese sia lindennità da capo del governo sia quella, mantenuta, di parlamentare. Nella sua squadra di ministri, guadagnava comunque più del doppio Tommaso Padoa-Schioppa, ministro dellEconomia, il più ricco (552.211 euro).
In realtà nella lista dei leader Prodi è superato da Fausto Bertinotti, al terzo posto tra i «big», con un reddito imponibile nel 2006 di 233.195 euro. Bertinotti ha «guadagnato» nel 2006 più di Franco Marini (229.659 euro). Dietro alla seconda e terza carica dello Stato e al Professore troviamo, tra i capi di partito, Pier Ferdinando Casini (176.009 euro, contro i 214.787 di quando era presidente della Camera), seguito da Gianfranco Fini (147.814 euro), Antonio Di Pietro (175.137), il ministro dellAmbiente Alfonso Pecoraro Scanio, Oliviero Diliberto, Enrico Boselli (126.254 euro) e infine, il più povero, il segretario di Rifondazione Franco Giordano, che con il suo reddito di 124.802 euro guadagna comunque sette volte più di un operaio di terzo livello.
Ma il vero fanalino di coda di questi elenchi parlamentari è il senatore del Pd Giorgio Roilo, che chiude la classifica con Roberto Calderoli. Ex segretario della Cgil milanese e ora ricandidato, Roilo, imponibile di 26.076 euro, precisa al Giornale: «Povero io? I poveri non sono come me, stanno molto peggio... Perché mi risulta così poco? Non lo so, io ho dichiarato quello che ho preso, ma non mi lamento. Da parlamentare alla fine della fiera guadagno più che da sindacalista». E sarebbe daccordo, il più povero degli onorevoli italiani, ad abbassare le indennità? «Sono assolutamente daccordo con la dichiarazione di Veltroni di riportare gli stipendi dei parlamentari italiani intorno ai livelli europei, sui 6-7mila euro netti. Io non avrei nessuna difficoltà ad accedere a un trattamento più sobrio».
Le donne: Daniela Santanchè è la leader che guadagna di più. A palazzo Madama la più ricca è la senatrice del Pd Marina Magistrelli: 286.340 euro, più del doppio della capogruppo Anna Finocchiaro.
In alcuni casi lei guadagna meglio di lui: i coniugi Fassino per esempio. Anna Serafini dichiara un imponibile di 135mila 919 euro, il marito Piero 11mila euro in meno.
Tra i presidenti dei gruppi al Senato il più benestante è il numero uno di Rifondazione, Giovanni Russo Spena: nel 2006 ha dichiarato 217.549 euro. Non si ricandiderà e ieri ha commentato: «Mi auguro che a partire dalla prossima legislatura gli stipendi dei parlamentari siano legati al quinto livello dei contratti dei metalmeccanici».
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