Roma

«Senza Regione sull’urbanistica niente controlli»

Silvia Marchetti

Il Lazio sarà terra di «saccheggio». I comuni si auto-approveranno i piani regolatori e la Regione, spogliata dei suoi poteri di controllo, avrà le mani legate. Non è un racconto di fantascienza, ma uno scorcio sul futuro. Fabio Rampelli, capogruppo di An alla Pisana, denuncia la modifica della legge urbanistica regionale che assegna poteri speciali a Roma e ai comuni laziali.
Perché ha parlato di «atto di sovversione istituzionale»?
«Nel processo di pianificazione del territorio, anche per contrastare la pressione delle lobby economiche, c’era un soggetto terzo a giudicare l’operato dei comuni e a verificare il rispetto dei vincoli e delle regole: la Regione. Ora, con questa nuova legge urbanistica, il comune si fa il suo piano regolatore ed entro 210 giorni se lo approva. I comitati tecnici urbanistici vengono sostituiti dalla cosiddetta “conferenza di co-pianificazione” e la Regione viene di fatto commissariata. An è a favore della semplificazione delle procedure ma era meglio imporre il silenzio assenso e tenere in vita un “arbitro” al di sopra delle parti. La verità è che Veltroni ha decretato con arroganza che la Regione dovesse modificare la legge in tempo per le comunali e Marrazzo ha ubbidito al suo diktat. Così, ci siamo ritrovati nel collegato alla Finanziaria un argomento che non c’entrava nulla. È stato un blitz: non c’è stata né discussione in aula né confronto con i cittadini, le categorie produttive, i sindacati e gli ordini professionali. Gli ingegneri e gli architetti di Roma hanno perfino inviato una lettera di protesta che ho letto in aula. Il Prg di Roma, attualmente in fase di discussione, e la nuova legge urbanistica regionale determinano una miscela esplosiva che trasformerà radicalmente la fisionomia del territorio. Il sindaco ha sacrificato il problema dell’edilizia sociale agli interessi di quella privata. Il suo piano regolatore serve alle lobby del mattone, non ai romani».
Per denunciare la modifica e illustrare il modello urbanistico di An, lei ha fatto il primo storico intervento multimediale della Pisana. Come mai questa scelta?
«Ho voluto mostrare una serie di diapositive per stimolare un dibattito culturale sull’urbanistica nello sviluppo della società, esattamente ciò che non ha fatto Marrazzo. Un conto è parlare di pianificazione territoriale, un altro mostrare degli esempi comparativi di edilizia internazionale. Se vogliamo uno sviluppo armonico l’urbanistica va invece immaginata su scala regionale, come avviene in Florida. Occorre abbandonare la strada della costruzione selvaggia in favore della sostituzione e riqualificazione, sull’esempio di Bruxelles. L’obiettivo è creare periferie a misura d’uomo, abbattere gli eco-mostri e investire nell’edilizia popolare eco-compatibile».
Nel frattempo si è aperto un confronto tra Alleanza Nazionale e Veltroni sul Prg.
«Un confronto che si può concludere positivamente solo se le nostre proposte saranno accolte: dall’individuazione delle aree per l’urbanistica sociale all’anello verde intorno a Roma fino agli investimenti in metropolitane e parcheggi. Sono le proposte che An ha sempre avanzato e che la sinistra ha regolarmente bocciato.

Strano che a pochi mesi dalle elezioni ci stiano ripensando».

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