Il Sestri dei record che sogna la Lega Pro

«Mi ero imposto in tre anni di ritornare in Serie D, e ci siamo riusciti con cinque giornate d'anticipo». Comincia così la lunga chiacchierata con Mario Arioni presidentissimo del Sestri Levante. Soddisfatto per la promozione, la numero tre della sua presidenza, «ma non dimentichiamoci pure la Coppa Italia (riservata alle compagini liguri di Eccellenza e Promozione ndr) vinta nel 2002». Chi lo conosce da tempo sa che il suo vero obiettivo è uno solo. Riportare i «corsari» dopo oltre sessant'anni in Serie C. Che adesso si chiama Lega Pro. «Sestri Levante merita questa categoria» chiosa il numero uno rossoblù. E per questo dall'anno scorso in panchina ha voluto un allenatore bravo ed esperto. Juary, oltre ottanta partite in Serie A, e personaggio noto alle televisioni locali e nazionali. Come sempre, e chi lo conosce bene lo sa, dice che deve decidere se continuare. «Ad aprile vedrò cosa fare. D'altronde ho una certa età e non sono mica eterno». I tifosi corsari però sono tranquilli sanno che Arioni non lascerà. Prima deve e vuole entrare nella storia della società rossoblù.
Allora presidente da dove partiamo. Arrivata la Serie D, obiettivo Lega Pro?
«Vediamo. Intanto in questo periodo tenere una squadra di calcio volendo fare bella figura non è facile. Per questo tutto dipende dagli aiuti che se arriveranno saranno ben accetti dovunque essi arrivino».
E pensare che alla sua prima avventura nel campionato Nazionale Dilettanti la allora C2 l'aveva sfiorata.
«Se non avessi commesso qualche errore, da dividere con il tecnico di quella stagione Celestini, ci saremmo già arrivati».
Ora però sulla panchina c'è Juary. Confermato?
«Se lui vorrà potrà restare per sempre al Setri. Almeno fino a quando sarò io il presidente. Dopo averlo conosciuto l'ho voluto fortemente per due semplici motivi. La grande esperienza nel mondo del calcio. E la sua umiltà ed intelligenza molto sottile».
Si aspetta per il prossimo anno qualche aiuto dalle istituzioni locali?
«Come sempre c'è tanto assenteismo, anche se le migliorie necessario per lo stadio sono state fatte quando era il momento. Al campo comunque non si vedono quasi mai i consiglieri comunali».
Non però i tifosi?
«Nonostante in Eccellenza ci sia stato un calo fisiologico, ci sono sempre e sono molto importanti».
C'è però qualcosa che vorrebbe dire. Vero?
«Sì. Credo che a Sestri sia necessario avere una squadra solo anche per risolvere l'annoso problema del campo sportivo. Personalmente sono favorevole ad una fusione con il Rivasamba e con tutte le società limitrofe. Settore giovanile compreso».
Da dove nasce questa idea di fusione?
«Perché devono finire queste lotte tra i piccoli comuni, o addirittura all'interno dello stesso comune. Purtroppo questo è un difetto italiano».
Diamo uno sguardo al futuro. Ha già in mente qualche colpo per la prossima stagione?
«Al momento stiamo lavorando per trovare giovani forti e possibilmente di Sestri. Con le nuove regole sono loro il vero ago della bilancia per far bene. Certo che buona parte del gruppo che ha stravinto questo campionato sarà confermato».
Ma è vero che è lei che decide gli acquisti?
«Diciamo che mi intrometto abbastanza, d'altronde ci metto i soldi».
E sulla formazione?
«No. Così se voglio mandare poi il mister ai Caraibi perché non sono contento dei risultati, nessuno può dirmi nulla».
Ha mai pensato di entrare nel Genoa o nella Sampdoria?
«Non sono a quel livello.

Poi a Sestri sto bene perché decido io».
Ci lascia con un sorriso, ed un raccomandazione. «Mi raccomando scriva un bell'articolo». Peccato che nel calcio d'oggi personaggi genuini come Mario Arioni non se ne trovino quasi più.

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