Da «Seta» a «Il disco del mondo» Dopo Muccino, l’Italia sbarca in Usa

da Roma

In America gli artisti romani Gabriele Muccino ed Ennio Morricone fiammeggiano sull’altare delle celebrità, ma un’altra piena di prodotti made in Italy presto inonderà il suolo Usa. Se nessuno è profeta in patria (vedi i due personaggi da Oscar, rilanciati dalla scena internazionale, con Muccino, che inorridiva i cinefili e Morricone che equivaleva a «spaghetti western» soltanto), un altro italiano prepara uno sbarco alla rovescia, secondo il diktat del mercato più evoluto: pensare locale e agire globale. È il pugliese Domenico Procacci, patron della Fandango (libri, radio, film), che insieme al regista de La ricerca della felicità sta mettendo a punto una serie di pellicole, girate direttamente in inglese e concepite nella sede newyorchese della Last Kiss Prods., la Casa di produzione nata per appoggiare le commissioni anglofone di Muccino (L’ultimo bacio del talentuoso Gabriele fu prodotto da Procacci : il logo torna in quel last kiss). Il manager conta su Walter Veltroni, il sindaco di Roma che ama il cinepingpong tra l’Urbe e Los Angeles, via Festa del Cinema. Intanto, gli adattamenti dei quattro libri scritti dal primo cittadino son lì che attendono. L’Istituto Luce distribuirà Forse Dio è malato, documentario di 90 minuti, dal saggio omonimo del sindaco capitolino (regia di Franco Brogi Taviani in Africa, con l’intermezzo di cantastorie e musicisti). Le prevendite estere di Perhaps God isn’t feeling well porteranno negli Usa i problemi del Continente Nero. Il regista Gianni Amelio, poi, prepara la versione del romanzo Senza Patricio, mentre Kim Rossi Stuart interpreterà Il disco del mondo, biopic sul pianista jazz Luca Flores, che duettò con Chet Baker. Nel caso del bestseller La scoperta dell’alba, Procacci produrrebbe un adattamento di The Dawn Discovery (versione inglese), con un cinquantenne nell’Italia degli anni di piombo al centro dell’erigendo film. Gli elementi per l’export ci sono: i lettori americani leggono i nostri autori, in cima alle classifiche dei libri più venduti. La Casa editrice Farrar, Strass & Giraux, per esempio, ha tradotto Gomorra, libro-denuncia sulla camorra di Roberto Saviano, autore sotto scorta. «Voglio essere invisibile, date le circostanze: ho paura anch’io», confessa Matteo Garrone, regista de L’imbalsamatore, che ora scrive la sceneggiatura del film, dal volume di Saviano. Le riprese inizieranno a settembre e poiché il mercato editoriale Usa apprezza il libro-choc, le premesse per la distribuzione sono solide.
Ma la novità che respinge le accuse di provincialismo, lanciate al nostro cinema da Dino De Laurentiis, è rappresentato dall’esordio dello scrittore torinese Alessandro Baricco, atteso al varco come regista di Lesson 21, girato in inglese (per la Fandango, di cui è socio, da quando lasciò la Rizzoli) alle porte di Trento, in Val Canali. La Provincia trentina è partner dell’impresa, all’ombra della cattedrale vegetale di Arte Sella, nota nel mondo. E tra pattini in legno di inizio secolo e rami di frassino prenderà corpo «un progetto molto strano e particolare», per dirla con Procacci, basato sull’interpretazione della Nona Sinfonia di Beethoven, l’Ode alla gioia. RaiCinema co-produce il film baricchiano, ambientato tra le Alpi e Roma e pronto a fine anno.

E Medusa, che andrà a Berlino con L’ombra del potere, il film di De Niro sulla Cia? In sinergia con la Fandango, ne distribuirà Seta, trasposizione cinematografica del canadese François Girard, coproduzione italo-nippo-canadese dal bestseller di Baricco , con la star Keira Knightly, oltre a Michael Pitt e Alfred Molina. Lo vedremo in autunno, dopo il lancio estivo negli Usa: gli italiani, infatti, pare abbiano smesso di parlare «paisà».

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