Il settore del turismo motore nascosto dell’economia nazionale

Sappiamo, storicamente, che i mesi estivi di vacanza sono appannaggio degli italiani, soprattutto nel periodo che va dalla fine di luglio alla terza decade di agosto. Confidiamo, quindi, che la voglia di ferie dei nostri connazionali, non tradisca le tradizione e le attese delle tante strutture ricettive italiane. Queste, infatti, contano per il successo delle loro attività - soprattutto nelle località di mare - sui flussi turistici estivi. Va anche rilevato l'incremento positivo degli arrivi dall'estero che, ultimamente, tocca moltissime aree del Paese
Per nostra fortuna e anche per nostro merito, siamo riusciti, nei secoli, a preservare le enormi bellezze e ricchezze artistiche, archeologiche, naturalistiche, eco-gastronomiche dell'Italia che rimane una delle mete più ambite del mondo. La qualità della nostra offerta, quindi, deve essere una costante alla quale ogni imprenditore del settore sa bene di non poter e dover rinunciare. Da tempo chiediamo alla politica di concedere la possibilità di cambiare agevolmente la destinazione d'uso alle imprese che, per varie cause, operano in aree nelle quali il turismo fatica a tenere in vita strutture complesse come quelle alberghiere.
Questo vuol dire favorire, ad esempio, la trasformazione di quegli edifici, oggi adibiti ad alberghi, in strutture più agili, comunque destinate a quei turisti che ricercano forme alternative di ricettività. Le prospettive future sono, comunque, positive e di tenuta, con oltre 35mila aziende attive sul territorio. Un numero che risponde alla domanda nazionale e internazionale. Occorre, poi, una politica di promozione più incisiva, volta a destagionalizzare le mete italiane, consentendo, così, l'incremento di arrivi e presenze, anche in periodi di media e bassa stagione. Questo favorirebbe anche l'occupazione.
Ma la qualità di formazione di chi lavora nel settore turistico è la risorsa insostituibile vera, senza la quale il sistema turistico nazionale crollerebbe. Il calo del lavoro a tempo indeterminato, a favore di quello a tempo determinato, è figlio di quella flessibilità da tutti invocata e che noi per primi da sempre abbiamo sperimentato.

Va rilevato, quindi, che il settore turistico non licenzia, non perde posti di lavoro, ma anzi ottimizza quanto le nuove normative propongono, riuscendo pur in un periodo di ridimensionamento dei fatturati delle imprese a dare lavoro e occupazione a milioni di persone.
*Presidente di Federalberghi

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica