La sfida di Laura: mille chilometri di corsa nel deserto

Un buon proposito per il nuovo anno, quasi una provocazione. Laura, che di cognone fa Corti, è in Giappone con amici per festeggiare il capodanno del nuovo millennio. «Volete vedere che riesco a completare una maratona?». Gli amici nicchiano e la invitano a lasciare stare. Scatta la scommessa, così per gioco. Eppure quegli amici dovevano conoscerla e sapere che dietro gli occhiali e un’apparenza mite, è una donna dalla volontà di ferro. Se dice una cosa, la fa. E infatti non si tirerà indietro. «Ricordo molto bene, anzi benissimo la mia prima maratona. Che sofferenza! Era una corsa dedicata alla memoria di Enzo Ferrari, a Maranello. Mi sembrava di svenire».
Detto oggi, fa quasi sorridere. Laura Corti è infatti tornata dal Cile, dove ha celebrato la seconda tappa di un’impresa articolata in quattro. «Voglio essere la prima italiana a completare i quattro deserti in quattro continenti differenti e tutti e quattro nello stesso anno». Che è quello in corso, il 2007. Prima tappa in Cina: il deserto del Gobi è già alle spalle, sono stati 250 chilometri duri ma ricchi di sorprese: «Ho vissuto momenti splendidi, come quando ho dormito in un rifugio tajik insieme con la popolazione locale. Eravamo in duecento, di cui 25 donne, un’esperienza splendida. E poi, che paesaggi indimenticabili». Ad agosto ha camminato il deserto di Atacama in Cile e a fine ottobre affronterà il Sahara, per concludere con il Polo Sud a novembre. Tutte gare da 250 km, da percorrere in autosufficienza alimentare, ovvero con lo zaino dei viveri sul groppone.
E dire che prima di allora, non aveva mai fatto jogging neppure la domenica. «Da ragazzina facevo danza classica, ma non praticavo sport. Al massimo qualche sciata con gli amici». Tanta aerobica e tanti movimenti, ma pochissimi chilometri nelle gambe prima di quella fatidica scommessa. «Iniziai ad allenarmi nei fine settimana con una mia amica di Sassuolo. Poi, durante la settimana, le telefonavo per chiederle una tabella di marcia. Con il tempo, ho imperato a gestirmi da sola».
Ora Laura si allena per un’ora e mezzo nelle pause pranzo e nel week-end per quattro o cinque ore. «Ma quando non ho in programma una maratona estrema, mi riposo anche per mesi. Non è facile far coincidere una passione tanto faticosa con il lavoro».
Laura fa la consulente finanziaria, sta dieci ore al giorno in ufficio, in pieno centro a Milano. La classica donna in carriera ma quando stacca, al posto di un Martini con le colleghe in un bar alla moda, indossa tuta e scarpe da ginnastica e va a correre sui Navigli. «Ci sono giorni in cui sono davvero stanca, ma non mi fermo, voglio andare avanti. Adoro la corsa e adoro il mio lavoro, non rinuncerei a nessuno dei due».
Non le piacciono più le maratone di 42 km su strada. «Troppo facili. A volte faccio quelle in montagna, ma per allenamento per quelle estreme». Che le hanno fatto anche scoprire l’amore. «Successe nel deserto del Mali, quattro anni fa. Ci siamo conosciuti correndo e dopo poco è diventato il mio compagno. Lui vive a Madrid e io a Milano. Siamo costretti a fare la spola: una volta si sposta lui e quella dopo io.

Le maratone ci danno una mano, sono l’occasione per stare assieme anche se devo stare attenta a non ferire il suo orgoglio maschile. Non siamo in competizione, ma se arrivo prima io al traguardo sono dolori. Lui dice di non prendersela, ma sotto sotto rosica un po’. Gli uomini sono fatti così».

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