Con Le biciclette di Pechino (2001), Wang Xiaoshuai ha rifatto Ladri di biciclette, vincendo solo per quello il Gran premio della giuria al Festival di Berlino. Dunque ci ha riprovato e con Shanghai Dreams ha rifatto - in un colpo solo - mezza dozzina di film neorealisti, vincendo il premio (non il gran premio) della giuria allultimo Festival di Cannes. Xiaoshuai è andato stavolta a girare a Guizhou, dove quarantanni fa vennero trasferite molte fabbriche, darmi in particolare, per evitare che venissero facilmente prese o distrutte, nel caso dinvasione sovietica. La vicenda del film si svolge però solo ventanni fa: racconta infatti di una famiglia, come era quella del regista, venuta da Shanghai e divisa fra padre e madre, ansiosi di tornarci, e i figli, integratisi nel posto dove sono cresciuti. Attorno a loro, leconomia socializzata declina e safferma il consumismo, che rende i ragazzi cinesi caricature di ragazzi occidentali.
E per un cinese il significato del film è che si stava meglio quando si stava peggio; in Occidente il film viene interpretato in maniera opposta. Come scorcio socio-politico sarebbe comunque interessante, ma dura mezzora di troppo.SHANGHAI DREAMS (Cina, 2005) di Wang Xiaoshuai, con Gao Yuanyuan, Li Bin. 119 minuti
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