Sharia in scena all’Opera di Berlino

Gianni Baget Bozzo

La riunione di Castel Gandolfo non è bastata. La conferenza dei ministri degli Esteri dei Paesi aderenti alla organizzazione della Conferenza islamica, ha dichiarato che occorrono le scuse formali del Pontefice. Essi hanno espresso «il loro profondo rammarico per le parole del Papa» e hanno manifestato «il loro timore che tale linguaggio possa scatenare una situazione di tensione tra il mondo islamico e il Vaticano, a svantaggio dell’interesse delle due parti». La pressione dell’Islam politico sugli Stati e sui governi si fa sentire. Nell’epoca della comunicazione globale, è possibile che una televisione come Al Jazeera possa fare esistere come realtà mediante le immagini la comunità islamica totale dal Marocco all’Indonesia. L’umma creata dal Corano esiste come fatto politico reale grazie alla comunicazione diffusa del nostro tempo. Coloro che manifestano in Pakistan possono sapere che una analoga manifestazione avviene in India e in Egitto. La virtualità della rappresentazione crea la percettibilità della comunione. L’unità del mondo islamico diviene un fatto politico. Oltre anche i movimenti fondamentalisti che la interpretano. Ma è certo che l’esistenza dell’umma rende i fondamentalisti dominanti perché ciò che era utopia, l’unità reale della comunità islamica, diviene, grazie alla virtualità della televisione, una autocoscienza diffusa.
E gli islamici sanno bene cosa chiedere: l’umiliazione del Papa di fronte alla grandezza dell’Islam, la formalizzazione della “dimmitudine”, cioè il riconoscimento della subalternità del mondo cristiano e occidentale alla comunità musulmana, vista come la fonte suprema della legittimità. Siamo ben oltre il linguaggio del dialogo che suppone una parità morale delle parti.
Gli Stati musulmani sono stati costruiti sul modello occidentale e suppongono la prevalenza dell’influsso occidentale nella vita politica e sociale dei Paesi musulmani. Dinanzi alla comunità islamica in televisione, il peso degli Stati appare piccolo. L’identità del popolo musulmano è data dal Corano e dalla tradizione islamica, gli Stati non hanno valore perché essi sono un portato del colonialismo e dell’Occidente. L’umma islamica non concepisce differenze nazionali. Gli Stati quindi, che pure rappresentano in principio una differenza omologa al concetto occidentale di nazione, non hanno il potere di contrastare la grande spinta che viene dalla comunità islamica totale oltre ogni confine di Stato.
Per legittimarsi i ministri degli Esteri presentano al Santo Padre la richiesta dell’umiliazione pubblica di fronte all’umma islamica. Certamente il Papa non andrà oltre il discorso di Castel Gandolfo. Benedetto ha assunto il compito di impedire che la sharia islamica si imponga all’Occidente e che le manifestazioni di massa del venerdì musulmano divengano un evento dinanzi a cui l’Occidente si deve giustificare. Se la minaccia di una televisione e le proteste delle moschee diventano una limitazione al diritto di parola in Occidente, ciò significa che l’Occidente ha abbandonato il valore della libertà e della ragione come suoi principi costitutivi. La Chiesa cattolica reggerà la sfida perché essa conosce che la cristianità è ancora presente in una società del disincanto e della secolarizzazione.
Quanto conti già oggi la sharia appare nel fatto che l’Opera di Berlino ha annullato la rappresentazione di un’opera di Mozart in cui Maometto era presentato in forma negativa. Il governo tedesco ha disapprovato la decisione dell’Opera di ritirare Idomeneo di Mozart dalle scene, comprendendo quello che il ritiro significava: la soggezione all’umma islamica.
Benedetto ha usato quelle parole a ragion veduta, ha fatto dire a un imperatore bizantino dei giudizi negativi sull’Islam.

Se nulla si può dire contro la religione islamica, per il timore delle masse musulmane e dei terroristi, vuol dire che l’Occidente non è più libero e quindi non è più Occidente. La Chiesa cattolica ha il compito di mostrare che la libertà è il valore fondante dell’Occidente nato dalla Cristianità.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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