Si apre il cantiere: in Triennale arriva il museo del Design

Il progetto, firmato da De Lucchi e Piano, ospiterà mille pezzi

Serena Coppetti

Il Museo nazionale del design non è più solo un’idea. Ora. Non è più solo una volontà che da quindici anni e passa aleggia su Milano. Non è più solo quello che ormai era diventato una specie di «leit motiv», come dice Davide Rampello, presidente della Triennale. Ora è un cantiere. Aperto quindici giorni fa e che sarà chiuso entro un anno.
I lavori avviati alla Triennale vedranno la messa a norma di tutto il Palazzo, la climatizzazione delle sale e al secondo piano la realizzazione del Museo su un’area di circa duemila metri quadrati. Davide Rampello non nasconde la soddisfazione per un’impresa cominciata molto tempo fa. Qui troverà infatti posto la Collezione di pezzi di design di proprietà della Triennale che al momento si trova chiusa nei sotterranei. Circa mille pezzi che saranno solo il punto di inizio di un Museo che ha idee molto ambiziose.
Dall’inizio. La realizzazione del Museo - come ci tiene a ricordare Rampello - è stata resa possibile grazie al finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività culturali derivato dai fondi del lotto, ma anche dall’accordo di programma che ha visto convergere l’interesse di Regione - che si è operata non poco per la realizzazione - Provincia, Comune. «La nascita del Museo del Design - spiega il presidente della Regione, Roberto Formigoni - rientra in una politica di valorizzazione del Design che Regione Lombardia sta accompagnando e sostenendo in questi anni, attraverso il supporto alle attività imprenditoriali, la sinergia con le università e la valorizzazione delle attività culturali anche a livello internazionale. Con le caratteristiche di alta qualità e bellezza, il design italiano e quello lombardo sono riconoscibili in tutto il mondo».
Insomma sul museo del design c’è una volontà trasversale che attraversa istituzioni e partiti e che punta a realizzare il progetto firmato da De Lucchi con la collaborazione di Renzo Piano. A realizzarlo sarà oltretutto l’azienda che ha portato avanti i lavori della Fenice. Un ponte aereo che quasi «vola» sopra lo scalone che porta al secondo piano, firmato appunto dai due architetti, sarà ingresso per il museo. L’allestimento interno, anzi «la messa in scena» come la chiama Rampello sarà affidata a un’altra firma. «Faremo un concorso su chiamata per dieci interpreti, architetti ma anche registi. Entro un mese avremo la lista dei nomi. Tra loro sceglieremo colui che deciderà la sistemazione della curva», spiega il presidente della Triennale.
L’inaugurazione è prevista entro novembre del prossimo anno. I lavori costeranno due milioni 284mila euro.
«Si concluderà così il ciclo di ristrutturazione iniziato nel 2003 che ha visto un impegno forte da parte della Triennale», racconta Rampello. Con un mutuo bancario durato vent’anni sono stati totalmente bonificati tutti i sotterranei ed è stata sistemata la biblioteca che oggi conta 15.200 presenze all’anno. Non solo. «Intorno al museo del design sarà realizzato anche un centro di ricerca e sviluppo che si legherà alle imprese e all’università», spiega ancora Rampello.
Direttore del museo sarà Silvana Annichiarico, curatrice della Collezione di pezzi della Triennale e «mente» delle varie mostre sul tema proposte in questi anni di attesa.
Ed è lei che racconta i contenuti della nuova struttura. Il museo ospiterà come nucleo centrale i circa mille pezzi dal Dopoguerra al Duemila di proprietà della Triennale. Poi ci sarà la collezione di modelli di Giovanni Sacchi, oltre trecento prototipi di legno di celeberrimi oggetti. «Recentemente sono stati acquisiti anche in forma di comodato i 2469 disegni di Alessandro Mendini per i progetti realizzati dal 1960 al 2005. A tutto ciò c’è da aggiungere i quattrocento pezzi acquisiti da un collezionista privato e lo studio di Achille Castiglioni. Abbiamo un accordo di mantenerlo per cinque anni. Stiamo catalogando tutti i suoi lavori ma già ora è aperto al pubblico, su appuntamento».
Ma il Museo non vuole essere statico. L’idea è di sviluppare un museo in rete. E cioè, punterà all’integrazione dei diversi giacimenti di design disseminati sul territorio come quelli delle grandi aziende che operano da anni nel mondo del design, spingendo anche il turismo verso questi luoghi. Archivi, collezioni, miniere del disegno industriale saranno così sempre e comunque accessibili a tutti. Solo con un clic. E al momento del bisogno i «pezzi» potranno approdare nei locali della Triennale per eventi particolari. Non sarà certo un museo polveroso, mummificato», assicura Silvana Annichiarico. La collezione degli oggetti in mostra sarà solo un aspetto. Quello che cambierà anche spesso. Perché l’allestimento seguirà «i contenuti che via via vorremo andare a raccontare».

Ci sarà posto per i laboratori, «dovrà essere occasione di ricerca e di studio» e non mancherà anche la vetrina per il nuovo che avanza. Non a caso infatti l’apertura del museo sarà preceduta da una mostra sui giovani designer italiani, dalla quale sarà ricavata materia di studio per l’ultimo periodo della storia del design.

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