Si lavora per sviluppare nuovi sistemi di personalizzazione

Accanto alla crisi finanziaria che ha portato il Private Banker a gestire il rischio più che le performance, attraverso l'evoluzione delle modalità con cui il servizio private sta scegliendo di fare consulenza ai propri clienti prosegue l'evoluzione di lungo periodo tracciata dalla Markets in Financial Instruments Directive.
Ricordiamo che quest'ultima (Mifid) è la direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004 che costituisce un passo importante verso la costruzione di un mercato finanziario integrato efficace e competitivo all'interno dell'Ue, ponendosi importanti obiettivi in tal senso: a) la tutela degli investitori, differenziata a seconda del diverso grado di esperienza finanziaria; b) l'efficienza dei mercati, finalizzata anche a ridurre il costo dei servizi offerti; c) il miglioramento dei sistemi di governance delle imprese di investimento ed una migliore gestione dei conflitti di interesse; d) il rafforzamento dei meccanismi concorrenziali, con l'abolizione dell'obbligo di concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati; e) l'integrità dei mercati. Nel 2009 la fase di adeguamento alle novità regolamentari ha portato all'introduzione in tutto il settore di un contratto di consulenza base e di un nuovo questionario tramite il quale è possibile delineare il profilo di ogni cliente: ciò consente di accertare se i prodotti finanziari e assicurativi detenuti dai clienti siano coerenti e compatibili alla loro propensione al rischio, alla loro cultura finanziaria e alle loro effettive necessità. Questo nuovo approccio aveva l'obiettivo di salvaguardare sia gli interessi dei clienti che quelli degli intermediari (banche e Sim): il crollo del numero di contenziosi posti in essere nell'ultimo anno è la prova concreta di come in questi anni sia migliorata la reciproca conoscenza tra cliente e istituti e del grado di fiducia nel sistema. A cominciare dallo scorso anno è partita quella che gli esperti hanno definito la «seconda fase»: dovrebbe proseguire almeno fino al 2012 e porterà in dote l'introduzione del listino prezzi (pricing) per la consulenza in funzione dei contenuti del servizio e, soprattutto, dell'incremento del valore aggiunto per il cliente. Tutti gli operatori stanno lavorando per sviluppare sistemi più comprensibili, anche se maggiormente sofisticati, di personalizzazione e verifica continua nel tempo dei portafogli. «Sono stati esaminati 26 istituti di credito associati, a cui fa capo l'84% degli asset totali del private banking, e sono emersi 39 modelli di offerta differenti.

Il cambiamento principale riguarda oggi le modalità di interazione tra cliente, private banker e desk di advisory», dichiara Bruno Zanaboni, segretario Generale AIPB (Associazione Italiana Private Banking) che poi prosegue: «Nel 76% dei casi analizzati il cliente ha come punto di riferimento principale ancora il suo private banker, ma gli incontri si svolgono in maniera differente rispetto al passato».

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