Marino Smiderle
da Padova
«Non vincete mai». «Per forza siete dei ladri». Discussioni normali, tra juventini e interisti. Con la differenza che adesso, dopo lo scoppio della Calciopoli moggiana, i tifosi più arrabbiati possono esibire le pezze giustificative arricchite da inequivocabili intercettazioni telefoniche. Al Circolo Arci di Sant’Angelo di Piove di Sacco, nella Bassa padovana, questo cocktail esplosivo ha trasformato il tifo calcistico nell’assurdo movente di un omicidio. Manolo Diana, 20 anni, idraulico, esasperato per le offese alla sua Inter, l’altra notte ha reagito alle consuete punzecchiature dialettiche di Renzo Trabuio, 48 anni, muratore di fede bianconera. Una parola di troppo, uno spintone, pugni, calci: e Calciopoli si trasforma in tragedia. Trabuio resta a terra, ucciso dalla follia.
È successo tutto fuori dall’Arci, dove i due si trovavano spesso, ovviamente per parlare di calcio. Appena usciti per fumare una sigaretta, gli animi si sono presto infiammati, un po’ per le birre appena bevute e un po’ per l’evolversi dell’inchiesta sulle nefandezze del mondo del calcio. I carabinieri mantengono il riserbo e riferiscono che la lite è scoppiata per generici «futili motivi». A spiegare quali sarebbero stati in realtà questi futili motivi è Sergio Trabuio, il fratello della vittima: «Parlavano di Inter e Juventus, di questo scandalo, e alla fine lui l’ha ammazzato. È andata così».
A suffragare questa tesi ci sarebbero anche alcuni testimoni che, raccontando dello scontro tra i due, avrebbero affermato di avere visto l’interista infierire con dei calci sullo juventino esanime a terra. In pochi minuti di delirio violento vengono passati in rassegna gli ultimi campionati, gli arbitri venduti, le dichiarazioni di Moggi, le intercettazioni telefoniche. Gente comune, un idraulico e un muratore, che avevano i pochi momenti di svago concentrati su emozioni taroccate dai burattinai del pallone.
Il tifoso nerazzurro, dopo aver dato la lezione al bianconero, si allontana convinto di aver contribuito a fare un po’ di giustizia prima delle sentenza del tribunale sportivo. Poi torna sul posto, per dare un occhio al rivale. Non è ben conscio di quel che ha fatto. Non sa che i soccorsi si sono rivelati inutili, non sa che Trabuio è morto in ospedale, ucciso dalla sua furia cieca. E infatti lo stesso Diana è allucinato, al punto che si costituisce e si lascia arrestare dai carabinieri: l’accusa è di omicidio.
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