«Signor Cardinale, non se la prenda con quell’imprudente di Calderoli»

I giornali cittadini quest’oggi (domenica 19 febbraio) riportano alcune Sue dichiarazioni a proposito del «caso Calderoli». Alcuni di tali quotidiani si sono serviti di apposite locandine per meglio evidenziare le Sue parole, nell’intento certo di vendere più copie, ma anche in quello «nobile» di più tempestivamente «servire» la causa dell’opposizione all’attuale governo in un periodo che è già elettorale. Non ci dobbiamo nascondere che siamo già nel tempo di Carnevale (la data d’inizio che è storicamente prevalsa - come è noto - è il 17 febbraio) e quindi le sue espressioni sui «lavori forzati in Cirenaica» (da comminare al sen. Calderoli) godono già implicitamente di una giustificazione di «costume» che risulta loro perfettamente adeguata. È possibile tuttavia che così non fosse, nel senso che quelle espressioni da Lei pronunciate corrispondessero pienamente al Suo pensiero.
Voglio subito precisare che non ne sarei affatto meravigliato. Nel senso che la capacità di repressione e di autorepressione che i «figli di Abramo» (giudei, cristiani e islamici) hanno imposto agli altri e a se stessi è talmente nota che sembra ormai - parlandone - di sfondare una porta aperta. Purtroppo c’è però in questa vicenda occasionale qualcosa di più. Ella sembra ammirare (se non «invidiare») la durezza islamica (che manca a non poche delle «vere o finte» mammolette cristiane, almeno al giorno d’oggi. In passato era diverso, proprio quel passato che vorrebbe, forse, richiamare il ministro leghista dimissionario). Infelice senatore che viene dunque proprio «tradito» da coloro che sostanzialmente vuole difendere. Ingenuo senatore che non ha mai meditato sulla lezione che non pochi politici italiani hanno imparato a spese loro e cioè che la Chiesa è sempre pronta a servire, ma altresì sempre pronta a tradire (trescando con chiunque...). E tuttavia anche ciò rientra appieno nello spirito del Carnevale.
È innegabile che chi ricopre un incarico pubblico di altissimo livello non può comportarsi come il sen. Calderoli. L’atteggiamento inopportuno meritava la richiesta di dimissioni. L’opposizione «naturalmente» non può che approfittarne per fare il proprio legittimo gioco.
Ma l’estremizzazione dovuta alle ieratiche parole di un principe della Chiesa, in una situazione del genere, cosa può veramente significare? È, purtroppo, un pessimo indizio di quella condizione di risentimento nei confronti della libertà italiana ed europea in cui gli ecclesiastici versano da tempo. Nel continente (il caso della Danimarca lo testimonia) c’è un senso profondo e radicato della libertà di parola ed espressione verso ogni realtà che si atteggi come carismatica in termini mitico-metafisici (nonostante tutto dunque l’illluminismo ha lasciato il segno!). Agli ecclesiastici, fedeli al loro credo, tutto ciò dà un profondo fastidio. Un lungo filo nero (che genera una forma di complicità tormentata e assassina, anche fra loro stessi) lega gli uni agli altri i Figli del monoteismo (anche se il Fanatismo religioso ha naturalmente anche altre frontiere). L’Occidente è uscito dal medioevo ed è riuscito, pur tra mille traversie (anche recenti), a non ricadervi. Così facendo ha insistentemente logorato il cristianesimo (nelle sue differenti versioni) e il giudaismo. L’Islam si colloca invece in una dimensione del tutto diversa, tra il medioevo e la modernità. In determinati momenti sembra oscillare ora verso l’uno ora verso l’altra, autoconservandosi nell’orizzonte religioso che gli hanno trasmesso il Profeta e i suoi Successori. Nulla di strano dunque se a causa dei maltrattamenti ripetutamente subiti, gli ecclesiastici europei vengano sognando un nuovo potere integralmente cristiano o giudaico (o ambedue in «bello sposalizio»), quale naturale rivincita dopo le molteplici amarezze sopportate lungo non pochi secoli.
Le sue parole, Eminenza Reverendissima, destano non poche preoccupazioni, conoscendo l’altissimo grado di illiberalità di cui hanno dato ripetutamente prova, in saecula saecolorum, la Chiesa cattolica e il Cristianesimo in genere. Sappiamo altresì tutti che sia con l’offensiva delle Crociate e del colonialismo un tempo, sia oggi con i contatti che sono stati reiteratamente sviluppati nei confronti degli islamici immigrati, non si è mai ottenuto un numero significativo di conversioni. L’Islam è all’attacco (non da oggi) e avanza in Africa e nel mondo. Esso rappresenta, nel suo rigore, quell’integralismo, giovane e forte, che Ebraismo e Cristianesimo sono venuti perdendo, logorati dall’Europa madre di rivoluzioni (continente la cui epifania fondante è la Grecia classica). Non vorremmo che ci toccasse subire, dopo le lunghe stagioni del terribile psicodramma ebraico-cristiano, anche l’ascesa della terza forma di integralismo che, certo, combatterebbe le altre due ma concorrerebbe altresì a irrobustirle, almeno momentaneamente, per reazione di rimbalzo.
Eminenza reverendissima, mi auguro che Ella - con lo spirito cristano che Le è proprio - non voglia ulteriormente fulminare il sen.

Roberto Calderoli che, in fondo, vuole esattamente le stesse cose che vuole Lei (ma è più esuberante e imprudente, mancando di quella capacità di navigare che è caratteristica invece degli ecclesiastici «di razza») e spero per tutti in un lieto Carnevale e in un’austera Quaresima.
presidente sez. genovese
Anlp Giordano Bruno

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