Singapore, il primo Gp che si corre by night

La traiettoria delle luci copia quella solare e non disturberà i piloti in caso di pioggia. Valerio Maioli, l’uomo che ha illuminato il nuovo Gp: "Ho avuto un solo ordine: nessuno dovrà restare abbagliato"

Singapore, il primo Gp 
che si corre by night

Singapore - Un giorno di fine 2006, Bernie gli domandò: «Secondo te, lo possiamo illuminare un Gp di notte?». «Secondo me sì», gli rispose lui. E lui adesso dice: «Sono fiero di quanto realizzato, però so che mi sto giocando la faccia e quarant’anni di carriera». Perché Valerio Maioli è un imprenditore ravennate che non guida le F1, ma una società la cui produzione spazia dalle telecomunicazioni (molte le applicazioni introdotte nelle corse collaborando con la Fia) all’elettroluminescenza.

Però conosce la F1, visto che iniziò a lavorarci fin dagli anni '80 quando, collaborando a lungo con la Ferrari e seguendo le indicazioni di Gilles Villeneuve e Renè Arnoux diede al team il primo sistema radio pilota-box. Quanto all'illuminazione, «bisogna assecondare il percorso originale della luce solare, perché tutti i monumenti sono stati pensati per essere visti di giorno». Questa la sua regola e a questo Maioli ha pensato quel giorno del 2006 quando disse sì a mister Bernie Ecclestone ben sapendo che le difficoltà sarebbero state enormi. Ma a quanto pare superate.

Perché il primo Gran premio di formula uno by night della storia diverrà realtà domenica pomeriggio in Italia, ore 14 come fosse una gara europea, solo che i motori s'accenderanno quando qui, a Singapore, nel fascinoso e umidiccio porto del sud-est asiatico, sarà tarda sera. Ora di piogge e arrabbiature nuvolose giurano gli esperti, tanto da allarmare e far correre ai ripari la Ferrari che sul bagnato mica ci sguazza a meraviglia. Molto prima, però, erano corsi ai riparti i cento tecnici di Maioli per fornire un impianto che nulla avesse a che vedere con quanto visto in Qatar, a inizio mondiale Motogp. «Una cosa assurda», dirà senza remore lo stesso Maioli, perché i flash abbaglianti dei piloni posti sul circuito di Doha tormentarono gli occhi dei piloti per l'intero week end. Non a caso, alcuni dirigenti della Toro Rosso - proprio lei, la splendida vincitrice di Monza due settimane fa - presenti in Qatar per capire come funzionasse un Gp notturno, tornarono preoccupatissimi. «Avevano ragione - ammette Maioli -, qui però è tutta un'altra cosa.

Ricordo che Ecclestone, dopo che accettai, mi spiegò tutto ciò che avrei dovuto tenere presente. Mi disse: “Voglio garantita la sicurezza dei piloti; voglio che non ci siano abbagliamenti neppure quando la macchina va in testa coda e cambia direzione; voglio che il fascio di luce risulti uniforme anche alle alte velocità; che non ci siano improvvisi blackout, che anche i commissari non subiscano il fastidio dei fasci di luce"». Solo dulcis in fundo, mister Ecclestone gli aggiunse una cosetta non del tutto trascurabile: «E voglio che tutto questo venga realizzato a Singapore, dove fra due anni organizzeremo il primo Gp cittadino in Asia».

Fatto sta, in tre mesi ecco montata una struttura (temporanea) di 1.485 proiettori da 2.000 watt in grado di generare, lungo i 5,1 km del tracciato, un fascio luminoso verticale e asimmetrico (dunque, non abbaglierà neppure sotto la pioggia) quattro volte superiore a quello di uno stadio. Il tutto con i proiettori posizionati a 10 metri d'altezza, fissati su una trave di alluminio collocata lungo tutto un lato del tracciato e sorretta da 229 piloni d'acciaio distanti ciascuno 32 metri.

E piloti e team? Dopo i test di luglio e settembre,

anche loro felici, contenti e stupiti. E pensare che l'idea è stata mediata dai sistemi di illuminazione usati per i grandi monumenti. Quanto al costo, si vocifera una ventina di milioni di euro. Come dire... monumentale.

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