Giancristiano Desiderio
Però, che rompiballe questi filosofi. Ha iniziato Massimo Cacciari, sindaco di Venezia: ha criticato la Finanziaria, ha detto che è contro i giovani, non crea sviluppo ed è persino sceso in piazza partecipando a una manifestazione di artigiani e commercianti. Adesso ci si mette anche Gianni Vattimo a sparare sulla sinistra, da Fassino a Rifondazione: «La sinistra è una porcata, da DAlema a Rutelli passando per Bertinotti». Una porcata? Proprio come si espresse Roberto Calderoli sulla nuova legge elettorale. Diciamo che Vattimo, interprete di Nietzsche, Heidegger e Gadamer, per una volta ha voluto parlare alla buona: «La sinistra è una porcata». Chiarissimo. Forse addirittura troppo. Tanto da far pensare che sia solo il giudizio di un intellettuale di sinistra che ha ricevuto uno sgarbo dal Partito (la non candidatura) e ora si toglie i sassolini dalle scarpe. Invece, le cose non stanno così, perché lopera stessa del filosofo, non semplicemente la persona Vattimo, rappresenta la parabola della Sinistra passata dallIdeologia al Pensiero Debole. Come a dire lalfa e lomega, linizio e la fine.
Nel suo libro confessione (sentendosi un po' anche come Agostino, santità a parte), «Non essere Dio», pubblicato da Aliberti Editore, Vattimo, giunto a 70 anni, spiega a chi si dice e si sente di sinistra che la sinistra è finita, ma i politici di sinistra fingono di ignorarlo e giocano a fare i maestri del progresso e del pensiero progressista. «Ah, questa suscettibilità insopportabile della sinistra», dice Vattimo, «questi personaggi che, più smettono di farlo, più si sentono titolari del discorso progressista». Il filosofo va a briglia sciolta: «Sono libero di dire tutto ciò che penso». Per esempio «posso dire che DAlema è da rottamare o posso raccontare a Vanity Fair che mi sono innamorato di un cubista ventenne». E, con la stessa sincerità, dice che «la sinistra è una porcata» perché ormai, per parafrasare il titolo di un suo libro, crede di credere, ma non crede più in nulla. Anzi, non può più credere in nulla perché, come gli ha insegnato proprio Vattimo con i suoi libri e le sue storiche lezioni serali negli anni Settanta, lIdeologia, i Valori, il Progresso, la Ragione non sono niente, sono il niente, sono un bluff e tutto ciò che si può fare è arrangiarsi alla meno peggio con un «pensiero debole».
Ecco perché il giudizio di Vattimo «la sinistra è una porcata» non è uno sfogo o lo sberleffo di un filosofo scettico che si può concedere tutto. No. È il frutto di un sillogismo aristotelico o una «figura» hegeliana o un disastro culturale con il quale gli eredi del Pci, che si sono autodefiniti riformisti, non hanno mai fatto veramente e pubblicamente i conti. La filosofia della storia della sinistra è finita nel nichilismo dal quale i riformisti non usciranno fino a quando cercheranno di alzarsi tirandosi il codino. LIdeologia va abbandonata e pubblicamente criticata: non si può fare finta di averla superata e contemporaneamente credere di utilizzare i comunisti (quelli che Michele Salvati ora definisce «la sinistra tradizionale») per fare i riformisti. Una porcata, appunto.
Cè un altro libro di Vattimo, ora uscito da Transeuropa, scritto con René Girare, in cui il filosofo sostiene la tesi, tipica della sua ermeneutica: noi non ci mettiamo daccordo quando troviamo la verità, ma troviamo la verità quando ci mettiamo daccordo. Se trasferiamo questa tesi dal campo filosofico a quello politico e in particolare allUnione vediamo che lo stato confusionale del governo e della maggioranza risultano più comprensibili.
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