E' uscito il secondo libro di Gianfranco Andorno ed ecco la sorpresa. L'autore scombina le carte, abbandona la "penna storica" che ha abilmente usato per coinvolgerci nelle Stagioni dell'inganno, premio Fiorino d'Oro, e ci propone una vicenda onirica. Dove il reale si mescola all'irreale creando una divertente confusione, che l'autore (beato lui, penserà a volte il lettore disorientato) tiene però saldamente in pugno. Ambiguo il titolo, ammiccante la copertina che ritrae un bel lucertolone verde, un basilisco verde per l'appunto come il pesto. La sua espressione beffarda è il biglietto da visita, anticipa il contenuto del libro che ha come sfondo il centro storico di Genova. Il personaggio è il timido prof. GG. che cerca di sfuggire alle persecuzioni del suo preside, dei colleghi, degli allievi, rifugiandosi nell'esoterico e nella musica. Ed è qui che s'imbatte nel fantasma di Stradella, musicista barocco ucciso a Genova per questione di donne. Stradella è la sua antitesi: reazionario, godereccio, fanfarone. E questo strana coppia si assume l'onere di risolvere un misterioso omicidio accaduto secoli prima. La vicenda si svolge tra i palazzi dei Rolli e "allegre" trasferte: nelle catacombe di sant'Agnese, e nell'ossario dei Cappuccini a Roma, nella moschea di S. Sofia ad Istanbul dalla colonna che piange L'ambiente della scuola fa da cornice, le sue disfunzioni vissute nel quotidiano. Il precariato, la lotta per i punteggi, l'assegnazione delle supplenze, il "mercato delle vacche": qui il realismo non manca, Andorno però lo colora di ironia, mai stanco di giocare e stupire. Stradella, personaggio chiave ma in versione fantasma, permette bizzarri flash nel passato. Ecco comparire Engels, filosofo progressista ma anche industriale tessile che concede prestiti all'amico Marx (il Karletto). Che compra una borsa alla moglie a Porta Portese e viene raggirato, abbattendo i capisaldi della loro dottrina: i "vu cumprà" hanno distrutto il mito del proletariato che doveva cambiare e salvare il mondo.Lo stile di Andorno è il consueto: all'apparenza sbrigativo e disadorno, ma efficace. Scarno, essenziale, ma spigliato, vivace e condito di vocaboli inconsueti che obbligano a rispolverare il dizionario.
C'è persino un garbato invito al lettore a ribellarsi dalla dittatura delle trame dei romanzi un seme di anticonformismo che già ci aveva colpito nelle Stagioni dell'inganno. Aspettiamo il prossimo colpo di scena.«Il pesto e il basilisco» Giovanni Andorno, De Ferrari, 117 pagine, 10 euro
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