Incredibile ma vero: se da una parte ci sono ultimatum europei che si misurano in ore, dall’altra la polemica politica interna si è curiosamente spostata addirittura nell’aldilà. La giornata di ieri ha avuto infatti, come spunto quotidiano di dibattito, una norma contenuta nelle bozze del decreto sviluppo che consentirebbe una maggiore discrezionalità del genitore nell’attribuire l’eredità ai figli. Come al solito si sono levate alte grida da parte di chi ha pensato che la norma potrebbe essere utile a Berlusconi in vista della sua successione. Sarebbe però il caso di giudicare un provvedimento (peraltro nemmeno ufficiale) per quello che è e non per i benefici (pure dubbi e post mortem) che ne potrebbe avere il presidente del Consiglio.
Cerchiamo quindi di astrarci dal particolare e di considerare se una modifica del diritto di successione ereditaria avrebbe senso oppure no, e se c’entri qualcosa con lo sviluppo oppure se si tratti di un pretesto. Innanzitutto va detto che la legge sulle eredità è coerente con un qualsiasi piano che intenda creare crescita e attrarre investimenti: chiunque intenda fare impresa vuole avere uno scenario economico e legale stabile, con un orizzonte temporale il più lungo possibile. Una legge successoria estremamente vincolante, e in quanto a vincoli il sistema italiano ha pochi eguali, crea potenziali situazioni di imbarazzo che potrebbero in alcuni casi mettere a rischio la continuità aziendale, in caso di gravi disaccordi tra gli eredi o semplicemente di un disinteresse da parte di alcuni figli alla prosecuzione dell’attività dei genitori.
Proprio questa minima discrezionalità esistente in Italia nell’attribuzione dell’eredità sta alla base di numerosissimi artifici societari che hanno portato al trasferimento all’estero di molti beni, tramite la costituzione di «trust» o altre architetture giuridiche in grado di aggirare i vincoli domestici.
L’associazione europea dei notai ha costruito un eccellente sito (www.successions-europe.eu) sul quale si possono vedere tutte le diverse legislazioni europee con un semplice clic e basta un’occhiata per capire che la nostra legge, che affida alla discrezionalità del genitore solo un quarto del patrimonio e impone l’uguaglianza fra i figli, svetta per rigidità.
In Germania la «legittima» non eccede la metà del patrimonio, in Inghilterra non vi è alcun vincolo se non quello della garanzia del sostentamento, in Lussemburgo (la patria delle holding) vi è discrezionalità di assegnazione all’interno della quota riservata ai figli e così via. Del resto non dovrebbe suscitare meraviglia: nessuno si è stracciato mai le vesti per le scelte dei miliardari americani di «diseredare» i figli a favore di fondazioni familiari o benefiche, celebre il caso di Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del mondo, che ha riservato 31 miliardi di dollari alla fondazione di Bill Gates insistendo che i suoi tre figli avrebbero dovuto farcela da soli.
L’idea (un po’ sadica) del fondatore di Ikea di mettere addirittura «in gara» i figli per l’eredità facendoli lavorare in azienda per vedere chi fosse il più capace
aveva strappato al più qualche sorrisetto. Basta però il coinvolgimento anche solo potenziale di Berlusconi per far cambiare tutto. La faziosità politica viene prima della logica e del buon senso.Twitter: @borghi_claudio
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