Sono quarantamila i romani con disagio mentale

«Sono oltre 40.000 a Roma le persone con disagio mentale, l’1,5 per cento circa della popolazione della capitale, senza rilevanti differenze tra i due sessi. Tra queste, circa 30.000 (70-75 per cento) non hanno necessità di trattamenti ospedalieri, ma presentano difficoltà che hanno bisogno di adeguate forme di sostegno per un inserimento nella vita sociale e lavorativa».
Sono alcuni dei numeri emersi da un’indagine statistica condotta a Roma sul disagio mentale presentata ieri all’Università La Sapienza in occasione del Convegno internazionale «La residenzialità dei disabili mentali: bisogni, soluzioni, proposte», organizzato per celebrare i 10 anni di attività della casa famiglia Casa Maria Grazia gestita nel Comune di Capena dall’Associazione Loïc Francis-Lee.
«L’indagine statistica - promossa dalla Fondazione Federico Ozanam-Vincenzo De’ Paoli per la promozione culturale della solidarietà sociale e curata dal professor Angelo Serio - oltre a fotografare il profilo delle persone con problemi di disagio mentale (chi sono, quante sono, ecc), fornisce la prima mappa dei loro bisogni: una valutazione che intende essere di ausilio ai servizi socio-sanitari pubblici e privati, alle famiglie e ai volontari, nella predisposizione dei programmi di assistenza».
«I dati sulla situazione delle persone che soffrono di disagio mentale ci spingono a una riflessione - sostiene l’assessore comunale alle Politiche sociali Sveva Belviso - quali sono, in termini di assistenza, le carenze sulle quali è necessario intervenire e quali invece i servizi da valorizzare per fare in modo che gli interventi messi a punto dalle istituzioni siano sempre di più a misura di cittadino. In questo senso un intervento a supporto del malato e anche delle famiglie è necessario, poiché il contesto familiare riveste un’importanza cruciale in particolare per chi soffre questo tipo di disagio».
«Dalla ricerca - continua la nota - emerge che, tra tutti i romani che presentano disagio mentale, il 10 per cento ha problemi lievi che non compromettono la vita quotidiana, mentre il 33 per cento presenta difficoltà limitate. Emerge poi un 35 per cento di individui che hanno bisogno di supporto nelle attività di tutti i giorni e un 22 per cento che presenta una patologia grave che spesso richiede il ricovero».
«Come appare chiaro da questi dati sulla situazione romana - afferma Angelo Serío, professore di Statistica medica alla Sapienza di Roma e curatore dell’indagine - nella maggior parte delle forme morbose è sufficiente un trattamento extraospedaliero, che permette inoltre di non allontanare le persone dal loro contesto sociale e affettivo. Sarebbe sufficiente, a volte, un adeguato supporto alle famiglie che non sempre i servizi socio-sanitari sono in grado di prestare».
Tra coloro che presentano una forma di disagio mentale il 18% vive solo, il 70% in famiglia ed appena il 12% in altre soluzioni abitative. Tra queste ci sono le strutture residenziali (Case famiglia e Comunità terapeutico-riabilitative) che ospitano solo il 4% delle persone con disagio mentale. «La famiglia appare a molti la soluzione ideale per queste persone - prosegue Angelo Serio - eppure dall’indagine emerge il senso di solitudine e le difficoltà legate all’inserimento sociale che accomuna gran parte di coloro che presentano un disagio mentale (34%).

È rilevante, inoltre, la percentuale di quanti, pur vivendo in famiglia, non ricevono un valido aiuto dai loro familiari (25%): si tratta di una carenza di supporto dovuta spesso a difficoltà determinate dalla gravità dei problemi da affrontare. In questi casi diventa cruciale il ruolo delle strutture assistenziali e di volontariato, di cui molte delle famiglie interessate purtroppo non sono a conoscenza».

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