Non stupiamoci se in un prossimo futuro vedremo gli arbitri in visita (o in pellegrinaggio?) alle squadre di Serie A con la possibilità di assistere agli allenamenti, incontrare gli allenatori, confrontarsi con i giocatori. È la proposta più interessante e tangibile emersa nel corso del meeting svoltosi a Fiumicino fra i capi dellAia, lAssociazione Italiana Arbitri, e i rappresentanti dei club. Ad annunciarlo è stato il presidente del Napoli, De Laurentiis che ha spiegato: «La trovo unottima idea per migliorare il dialogo con chi va in campo e crescere insieme. Solo dal confronto può nascere un calcio migliore. La strada è lunga e i risultati non saranno immediati. Ma bisogna lavorare assiduamente su questo fronte, e la Lega farà la sua parte». Daccordo anche il presidente federale Abete: «È necessario portare avanti questo tipo di incontri per avvicinare e responsabilizzare coloro che sono i veri protagonisti del nostro sport, tecnici e giocatori».
E i capi degli arbitri? Il presidente Nicchi, accompagnato dal designatore Braschi, ha espresso qualche perplessità: «Più che di questi incontri, che comunque non si svolgeranno a scadenze regolari ma su richiesta dei club, cè bisogno di una maggiore collaborazione in campo. Allora il calcio diventerà piacevole e godibile. Cè però il risvolto della medaglia. In questo mondo, seguito da tanti, pochi conoscono le regole. E noi vogliamo colmare questa lacuna per evitare comportamenti e dichiarazioni sbagliate». E ancora: «Aiutiamo tutti quanti la classe arbitrale, nuova e trasparente, che sta facendo la sua parte per adeguare il calcio italiano a quello europeo». Dalle sue parole scaturisce qualche distinguo che lascia trapelare una certa insofferenza del mondo arbitrale a confrontarsi con allenatori e calciatori fuori dai confini abituali della partita ufficiale. Suvvia, un po di coraggio non guasta.
Sè parlato, e anche diffusamente, degli errori che hanno caratterizzato lavvio di stagione con strafalcioni insopportabili anche nelle serie minori. Era ora che i responsabili del settore recitassero il mea culpa dopo tante magagne e tanto oscurantismo. Il fatto che a parlarne con la stampa sia stato Abete non è casuale: «Cè stata una presa di coscienza da parte di Nicchi e Braschi. E con essa il riconoscimento di alcuni fra gli errori più importanti ed evidenti che si sono verificati in questa prima parte del campionato. Ma ci sono stati anche dati positivi. Il gioco sè fatto più veloce grazie al minor numero di interruzioni. I falli sono diminuiti e così le ammonizioni. E la percentuale degli errori sul fuorigioco è calata (?) al 3%».
A Fiumicino sè parlato anche di moviola e tecnologia applicata al mondo del calcio.
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