Egregio direttore,
Nonostante quello che si possa pensare e contrariamente ai continui allarmi-crisi, i consumi per ora tengono. Il carrello della spesa degli italiani a pochi giorni dal Natale continua a riempirsi. Le famiglie si adeguano al cattivo tempo. Mettono in atto tutte le strategie. In fondo siamo bravi, dopo aver tirato la cinghia tutto lanno, a difendere i nostri portafogli. Qualcuno dice che gli italiani danno il meglio di sé quando le situazioni diventano brutte e complicate. Riscopriamo un certo istinto di sopravvivenza.
Abbiamo riscoperto larte della spesa. Così, ad esempio, negli alimentari si tende a preferire i primi prezzi e i prodotti a marchio commerciale (quello della catena distributiva). Un esempio per tutti: nelle prime due settimane di dicembre sono calate le vendite dei biscotti, però sono aumentate parallelamente quelle dei preparati per dolciumi (farina, lieviti...). In sostanza la gente ha ripreso a farsi torte e biscotti in casa.
Lobiettivo è quello di contenere e razionalizzare la spesa, focalizzandosi sui beni di necessità primaria. E approfittare della bagarre commerciale scatenata dalle grandi catene che si affrontano dai primi di dicembre a colpi di sconti e promozioni. Scrivono: «Sì, il carrello è ancora pieno, ma certamente è calato il suo valore. La gravità della crisi di novembre ha segnato una ripresa, confermata delle prime settimane di dicembre. Ma adesso tutto si gioca in questi ultimi giorni».
Valutazioni non dissimili sullaltro fronte della distribuzione cooperativa: «Siamo più o meno sugli stessi valori del 2007. La crisi si sente di più a livello di ipermercati. Abbiamo limpressione che le famiglie abbiano ridotto di molto le uscite al ristorante, le frivolezze per concentrarsi di più su una dimensione casalinga delle feste, dove stare con parenti e amici e magari trattarsi bene». In definitiva più che il Natale ci preoccupa cosa accadrà nel 2009.
Non amo particolarmente Franklin Delano Roosevelt, ma trovo meravigliosa la sua famosa frase sulla Grande Depressione: «L'unica cosa di cui aver paura è la paura». Quando la pioggia ti segna il viso e il mondo appare fragile e incerto non puoi abbassare le spalle. Serve un po di ottimismo. È vero. Gli italiani sono spesso un po incoscienti. Qualche volta si complicano la vita da soli, ma quando le situazioni sembrano disperate tirano fuori risorse nascoste, dimenticate, appassite. Il 2009 sarà un anno difficile, uno di quelli in cui rischi di giocarti il futuro e fa piacere constatare che a Natale i consumatori non si sono rifugiati nellausterità. Hanno continuato a spendere, senza sprechi, con intelligenza, selezionando le merci. Ma non hanno alzato la bandiera degli apocalittici, quelli che sono sempre lì a predicare la fine del mondo. Un governo saggio deve assecondare questo ottimismo. Non deve lasciare i portafogli senza speranza.
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