Certo, è molto più cool commentare con gli amici le serie di Netflix, L'altra Grace, Black Mirror o i talent di Sky, da X Factor a Masterchef. Però, nonostante la sempre più temibile e agguerrita concorrenza, la vecchia cara tv generalista regge ancora. Anzi, si rivela più viva che mai. Si è visto chiaramente in questo inizio di stagione 2018 in cui le due ammiraglie, Raiuno e Canale 5 hanno messo a segno dei grandi successi. Un colpo dietro l'altro che ha lasciato stupefatti chi da anni annuncia la fine delle reti tradizionali. Con programmi molto diversi, tra quelli che puntano sulla qualità e quelli più popolari, comunque sta di fatto che i grandi numeri li fanno ancora e solo i due canali storici. Sabato sera C'è posta per te, ha raggiunto addirittura il 29 per cento di share, quasi una persona su tre che stava guardando la tv. E pensare che è un programma giunto alla ventunesima edizione. Al pomeriggio Verissimo ha veleggiato sul 22 per cento. Il giorno successivo, Domenica Live, con la presenza di Silvio Berlusconi, ha superato il 18 per cento di share. E, alla sera, per restare sull'ammiraglia del gruppo Mediaset, un prodotto non certo semplice, ma di impegno civile, come la vita di Libero Grassi ha raggiunto il 18 per cento tanto che la rete ha deciso di metterlo a disposizione on demand sulle piattaforme di Premium e anche sul sito. Certo, non tutto brilla, alcune fiction vanno meno bene, i film (tranne quelli di Zalone) fanno sempre fatica a trovare un grosso pubblico, ma i programmi storici tengono e addirittura infrangono i record.
Ma la performance più forte la sta tenendo Raiuno che, come già raccontato, ha cominciato il 2018 con l'ottimo debutto dei due concerti di Capodanno da Venezia e da Vienna e, alla sera, con lo show di Roberto Bolle «contaminato» dal ballo moderno Danza con me che, oltre le aspettative più rosee, è stato visto da quasi cinque milioni di spettatori. L'andamento positivo è poi continuato con la serie Romanzo famigliare che sta macinando ascolti su ascolti e Meraviglie di Alberto Angela. Delle vere e proprie meraviglie visto i temi trattati in prima serata: reportage sul nostro patrimonio artistico, certo affrontati con piglio brillante, con tecnologie moderne, con inserti di fiction (i meno riusciti) e con la voce soave di Angela, ma sempre di documentari si tratta. Per non parlare, poi, di Don Matteo, che resta il vero mistero: nonostante lo stampo antico di argomenti, personaggi, regia e sceneggiatura (siamo all'undicesima edizione) giovedì ha catturato ben otto milioni di spettatori. E non solo anziani o persone di bassa scolarizzazione, come si potrebbe pensare. Anzi una larga fetta di pubblico era under 25 e di istruzione alta. Insomma, non è nemmeno vero che i ragazzi si rifugiano su telefonini e pay tv e il pubblico meno accorto si fermi sui primi tasti del telecomando. Semplicemente, quando c'è una fiction, un programma, un volto di appeal, gli spettatori accorrono, si muovono, sanno scegliere. Persino Che tempo che fa domenica sera (e anche quella precedente) ha recuperato pubblico: con i super ospiti Meryl Streep e Tom Hanks che si sono prestati ai giochini di Fazio (tanti giochini, poche domande profonde) ha ottenuto un ottimo risultato nella prima parte dello show, più del 18 per cento con quasi cinque milioni di spettatori. Una boccata d'ossigeno per Fazio, per settimane al centro delle polemiche perché il suo programma non raggiungeva i risultati promessi.
Insomma, se va avanti così, le tv generaliste possono continuare a giocare la loro partita con i canali tematici e quelli a pagamento (e le reti come l'8 e il 9 che si fanno sempre più largo) per ancora molti anni.
Intanto l'autunno 2017 si è chiuso con Raiuno sul gradino più alto del podio Auditel nella fascia di prime time e Canale 5 nella fascia del day time, cioè dal primo mattino fino al tg. E tutte le generaliste Rai e Mediaset, sommate insieme, detengono ancora il 58 per cento di share.Non siamo all'80 per cento di un tempo, ma, si sa, viviamo completamente in un'altra epoca televisiva.
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