Altro che realismo magico, leggetevi le storie brevi (e surreali) di Andrés Neuman

Massimiliano Parente

Quelli di minimum fax hanno un piccolo difetto e un grande pregio: hanno portato alla luce giovani narratrici di narrativa femminile e commerciale come la Parella e Lagioia, ma hanno importato scrittori americani strepitosi, iniziando da Carver fino a Foster Wallace, e con il marchio SUR hanno iniziato con i sudamericani, uno più interessante dell'altro. E attenzione, non i sudamericani di Márquez e compagnia noiosa del realismo magico, ma i seguaci di Julio Cortázar, i cortazariani, i più fantastici, i più interessanti. L'ultimo scovato e pubblicato è Le cose che non facciamo (Sur, pagg. 162, euro 15), libro di racconti di Andrés Neuman, argentino naturalizzato spagnolo, classe 1977, maestro di short story surreali.

Ogni racconto una finestra su un mondo strano ma non troppo, in fondo verosimile, un caleidoscopio di esperimenti mentali per divertirsi e al contempo riflettere sulla vita. Come La felicità, dove un certo Marcos ha una moglie, Gabriela, che fa sesso con un altro, Cristobal, e a Marcos fa piacere, perché non vuole essere se stesso ma diventare Cristobal, letteralmente. Oppure c'è una coppia talmente perfetta da essere uguale in tutto e per tutto, d'altra parte quando la donna ideale o l'uomo ideale si chiamano anima gemella. Questi sono così gemelli che fanno le stesse cose, pensano le stesse cose nello stesso momento, e perfino a letto si accoppiano difficilmente perché quando uno vuole stare sopra anche l'altro vuole stare sopra. Quando si lasciano non riescono neppure a dirselo, perché parlano all'unisono, magnifica metafora della ricerca dell'uguale da sé. Mentre in Un suicida ridanciano c'è un uomo depresso che non riesce mai a suicidarsi perché quando si punta la pistola alla tempia è preso da una ridarella irrefrenabile. E poi le cose che non facciamo, che a pensarci, ha ragione Neuman, sono le più belle. I ristoranti dove pensiamo di andare e non andremo, i film che vogliamo vedere e non vediamo, i viaggi che vorremo fare e non faremo. «Mi piacciono tutti i propositi, dichiarati o segreti, che disattendiamo insieme. È questo che preferisco della vita a due. La meraviglia aperta sull'altrove. Le cose che non facciamo».

È l'aspetto agrodolce della comicità cortaziana, lo spiazzamento in bilico tra possibile e impossibile, l'estraneazione rivelatrice, l'intuizione geniale che si apre e si chiude in massimo due pagine, senza farla troppo lunga.

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