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Cannes stellare. Ma nessun italiano scelto per la gara

Da Julia Roberts a George Clooney, annunciata una grande passerella. Scamarcio in "Certain regard"

Cannes stellare. Ma nessun italiano scelto per la gara

E adesso Fai bei sogni, il film di Marco Bellocchio dato per certo sulla Croisette, allude a un certo struggimento del cinema italiano, quest'anno assente da Cannes 69. Impossibile ripetere la tripletta 2015, con Garrone-Moretti-Sorrentino in gara. Giochi al via dall'11 al 22 maggio. Pazienza: sulla Costa Azzurra il tricolore sarà tenuto su da Riccardo Scamarcio, pronto a sfilare nella sezione Un Certain Regard con Pericle il Nero, film drammatico di Stefano Mordini, dove la coppia Golino&Scamarcio, impegnata nell'adattamento del romanzo di Giuseppe Ferrandino edito da Adelphi, verrà riunita per la gioia dei paparazzi. Tolto il dente a les italiens, comunque presenti in giuria - Valeria Golino e Gianfranco Rosi affiancano il presidente George Miller -, il direttore artistico (in partenza) Thierry Frémaux liquida la faccenda: «L'Italia è nel nostro cuore. L'anno scorso c'erano tre film in concorso, quest'anno ce n'è uno in Un Certain Regard e nessuno in concorso». Amen. La nostra produzione non è stata delle migliori e i selezionatori, che hanno visto 1869 lungometraggi, per selezionarne 49 di 28 paesi, operano per il meglio.

Si preannuncia una kermesse densa di buoni film e vere celebrità, da Julia Roberts a George Clooney. Sarà perché in gara figurano venerati maestri come i fratelli Dardenne, con La Fille Inconnue e come il rosso Ken Loach (Palma d'Oro a Cannes 2006), che a 79 anni torna con I, Daniel Blake, storia d'un carpentiere alle prese con il welfare. Anche Olivier Assayas è assiduo del festival, dove gareggia con Personal Shopper, di nuovo appaiato all'attrice Kristen Stewart, vincitrice d'un César nel 2014 con Sils Maria, diretto da lui. La Stewart, lesbo-paladina, recita pure nel film d'apertura Café Society di Woody Allen, fuori competizione come l'atteso, The Nice Guys, romanzo criminale con Russell Crowe e Ryan Gosling. Tra i veterani, Pedro Almodovar, che dopo lo scandalo dei Panama Papers ha annullato la promozione del suo nuovo film, Julieta, incentrato sul suo tema-feticcio: i rapporti madre-figlia. Incontrare la stampa non gli va, ma competere per la Palma d'Oro, cinque anni dopo La pelle che abito, sì. Magari, il regista spagnolo ci ripensa. Altro titolo intrigante è Loving dell'americano Jeff Nichols, dove Ruth Negga e Joel Edgerton formano una coppia che combatte i pregiudizi razziali nei Cinquanta Usa. Un gradito ritorno è quello del regista danese Nicolas Winding Refn (Drive e Solo Dio perdona), che concorre con The Neon Demon, horror di supermodelle-vampiro, nella Los Angeles contemporanea: faranno scalpore Elle Fanning e Christina Hendricks come eleganti succhiasangue vestite per uccidere. Sean Penn porta il suo quinto film da regista, The Last Face, dramma sociale che mostra Javier Bardem e l'ex-fidanzata di Sean, Charlize Theron, impegnati in Africa come volontari. Per la seconda volta in competizione, il 27enne franco-canadese Xavier Dolan sfila con It's Only the End of the World, che promette bene con Vicent Cassel, Léa Seydoux e Marion Cotillard mentre Paul Verhoeven infila Isabelle Huppert in Elle, thriller tra videogiochi e rapimenti. Riecco l'eterno ribelle Jim Jarmush, che ha un film in gara, Paterson, con Adam Driver, e un documentario su Iggy Pop, Gimme Danger nella sezione mezzanotte.

E le donne? Quest'anno, in gara figurano tre registe, numero relativamente alto per un festival al maschile. Si tratta di Andrea Arnold, che firma American Honey, con Shia LaBeouf nel ruolo d'un commerciante che ama coca&party; della francese Nicole Garcia, che con Mal de Pierres parla della seconda guerra mondiale e della tedesca Maren Ade, il cui Toni Erdmann mostra un padre che educa la figlia al senso dell'umorismo.

L'Asia fa la sua parte col filippino Brillante Mendoza (Ma'Rosa) e il sudcoreano Park Chan-wook (Agassi), mentre l'unico sudamericano in gara è Kleber Mendonça Filho (Aquarius). Anche i titoli fuori competizione sono ghiotti: da Il gigante gentile, fantasy di Steven Spielnerg ispirato al libro di Roald Dahl a Money Monster di Jodie Foster.

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