"Il caso Masterchef è la conferma: in tv tutto è fiction"

Il guru di Striscia: "Abbiamo fatto un piacere a Sky. A Mediaset sono tutti contenti? Spero proprio di no"

"Il caso Masterchef è la conferma: in tv tutto è fiction"

Antonio Ricci, il bandito della televisione. Le piace questa definizione?

«No, preferisco sacrilego. Perché, travestendomi da veggente, ho provocato un corto circuito nel mondo della comunicazione».

Le battaglie contro quella che lei ritiene tv taroccata si possono capire. Lo spoiler che rovina l'attesa dei telespettatori un po' meno.

«Non è stato uno spoiler: il discorso è tutto qui. È stato uno spoiler che si è inverato negli altri mezzi di comunicazione».

Inverato? A me pare che voi abbiate rivelato la classifica finale di Masterchef con tre giorni di anticipo...

«Non abbiamo fornito nessuna prova. La nostra fonte era un veggente al livello di Paolo Brosio».

Un alibi che non regge. Finisce che lo spoiler l'han fatto i giornali...

«Mi ascolti. Siccome nessuno verifica le fonti e tutti hanno interesse a essere letti e cliccati, è successo che la nostra boutade , data con tutte le cautele del caso - il condizionale, il rimando a un veggente - sui social network e sui giornali è passata dritta per dritta. Tant'è che l'unico che ancora trepidava per sapere se era vera o falsa ero io che mi sono fatto messaggiare la classifica...».

Continuo a non crederle. Comunque, non ha visto la finale?

«No. Ero a cena da Berton, uno dei migliori chef di Milano».

Concorrente di Sadler.

«E di Cracco».

Insisto, il paravento del veggente non tiene.

«Perché? Guardi, sarebbe bastato un allievo della scuola Holden di Baricco per capire dove portava la narrazione di Masterchef . C'era la quota rosa, c'era il quarantenne che aveva bisogno e c'era il ragazzino. Farlo vincere sarebbe stato troppo. Poi Sky ci è cascata».

In che senso?

«Hanno cominciato a dire che era come rivelare l'identità di Kaiser Sose davanti al cinema e allora ho capito che probabilmente era vero. Però potevano correre ai ripari con qualche artificio».

Tipo? La finale era registrata.

«Beh, ne fai un'altra...».

Allora il tarocco sarebbe stato completo.

«Hanno però rivelato la natura di fiction del reality. Che invece ha bisogno della contemporaneità, altrimenti che reality è. Masterchef ha due problemi. Primo: la presenza dei giudici che non sono adusi alla recitazione, per cui il carisma proviene solo dal montaggio. Il secondo problema è che, crescendo, il reality ha sempre più bisogno di fiction. Perché lo spettacolo pretende non cuochi della domenica, ma con un passato palese o nascosto di esperienze culinarie».

La soluzione è la diretta.

«Noi avevamo anche un piano B. Se la classifica non fosse stata quella del veggente, saremmo andati a riempire di botte Paolo Brosio fino a farlo piangere... Per la gioia dei telespettatori».

Brosio è un'altra delle sue ossessioni. Avete creato un precedente.

«No. Anche questo fa parte del corto circuito. Già Vanity Fair aveva rivelato il vincitore della prima edizione. E soprattutto l' Ansa , che l'anno scorso aveva violato l'embargo di mezz'ora”.

Un precedente rispetto al futuro.

«Ripeto: non lo consideriamo uno spoiler, lo è diventato. Questo sacrilegio apre una serie di domande: come mai il Fatto quotidiano che pubblica ogni fiato d'aria, di fronte alla setta massonica di Masterchef non rivela i nomi? E qui c'è un'altra provocazione: un cronista che viene a conoscenza di una notizia la pubblica o no? E come verifica le fonti? Qualcuno ha cercato il nostro veggente?».

Si aspettava un rialzo maggiore degli ascolti?

«Assolutamente no. Anzi, ci siamo accorciati rispetto alle altre puntate in modo da poter far dire ad altri veggenti: fanno meno ascolto. In realtà, abbiamo fatto un grande piacere a Sky. Se lei prende Striscia la tv, il sacro testo del '98, a pagina 119 si legge: “La denuncia è l'anima del commercio”. Cioè abbiamo fatto pubblicità al programma denunciato. E per quanto riguarda la stampa (pagina 80): “La stampa cotona l'ascolto? Più niente che poco”».

In che considerazione tiene le critiche dei social network? Lo spoiler è la dimostrazione che Ricci è finito...

«Sui social network uno ieri ha scritto a Laudadio: vorrei che tua figlia si impiccasse col filo spinato. È inutile impedire l'arrivo dei barconi perché l'Isis lo abbiamo in casa».

Quindi zero considerazione delle critiche?

«Quando uno provoca, lo fa per avere delle reazioni. Faccio venire a galla una parte del paese reale che s'indigna per Masterchef e non per altro...».

In tutto il mondo i talent show sono registrati e nessuno spiffera i vincitori...

«Si vede che non c'è Striscia . Non ci sono provocatori e l'ordine globale regna sovrano».

Mentre lei è un black block.

«Esattamente, un teppista».

Che lavora a Mediaset.

«Ma non in esclusiva. L'altra sera quando invitavamo il pubblico ad andare su Sky, il direttore di rete era perplesso. Allora gli ho detto: “Siamo d'accordo, Murdoch sta per comprare Mediaset...”. Secondo me mi ha creduto».

Anteprime di film, di serie tv, copie di libri inviate a recensori in anticipo: d'ora in avanti è tutto in pericolo.

«Trattasi di fiction. Se vogliamo dire che i talent e i reality sono fiction possiamo dirlo. La bellezza è nel racconto, il finale è una visione ottocentesca».

Lei pensava che i talent fossero documentari?

«No. La gente che guarda Forum sa che i casi sono interpretati da degli attori ma li segue ugualmente».

Siete partiti per dire che Masterchef è taroccato o avete avuto prima la soffiata sul vincitore?

«Noi abbiamo lanciato un ballon d'essai al quale hanno abboccato tutti».

Come direbbe Razzi: questo io non credo. Non credo che non aveste prove solide.

«L'unica cosa su cui c'erano segnalazioni era sul fatto che il ragazzino sarebbe arrivato secondo».

Non è ancora provato che abbia lavorato più di sei mesi da Sadler.

«In tutti i ristoranti fighi di Milano si diceva sbruffonescamente: Sadler è arrivato secondo. A noi bastava un riscontro. Quando un ragazzino di vent'anni presenta quel Tortino di ali eccetera... Ma ha visto le facce dei cuochi?».

Non le piace Sky, ma avete fatto il suo gioco...

«Anzi, mi piace. Quasi sempre sono su Sky. Guardo il telegiornale a ripetizione per vedere come va a finire».

Mediaset e Rai fanno una tv logora?

«Fanno una tv generalista, che fa gli ascolti. La tv logora chi non la fa. La tv è per definizione logora. Così come comincia a essere logora internet, come lo sono i giornali e pure la Juventus. Tutto si logora ma non muore: manca il finale».

A Mediaset sono tutti contenti della sua campagna?

«Spero di no».

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