Cinema, teatro e nostalgia. Un Festival per Guareschi

La grandezza del Mondo Piccolo è un patrimonio italiano. Così la terra dello scrittore lo celebra a 50 anni dalla morte

Cinema, teatro e nostalgia. Un Festival per Guareschi

da Busseto (Parma)

Bisognava aspettare 50 anni dalla morte di un uomo libero, indipendente, inclassificabile, grafico, umorista e narratore d'eccezione che ha saputo raccontare l'umanità in modo tanto veritiero da essere sempre attuale. Bisognava aspettare mezzo secolo prima che la sua città natale, Busseto, decidesse di organizzare il Busseto Festival Guareschi, ispirato a Giovannino Guareschi, l'autore della saga di Don Camillo e Peppone. La rassegna, a cura di Ater (Associazione Teatrale Emilia Romagna), è iniziata il 10 novembre, proseguirà fino al 9 dicembre ed è incentrata sul cinema tratto dai testi di Guareschi. Le pellicole, messe a disposizione da Mediaset, sono proiettate nel Teatro d'Opera di Busseto.

«Prima d'ora non si è fatto niente perché per noi Guareschi è come una di quelle pioppe, alte canove frondose, poste lungo il Po. Messe lì da un dio bizzoso perché il fratello di quelle stesse pioppe ha preso il carro del sole cercando di deviarne il corso, come narra la leggenda di Fetonte e le Pleiadi. Insomma, Guareschi è come una pianta di una mela cotogna, che le nostre vecchie mettevano nei cassetti e poi si sentiva il profumo delle mele per tutto l'inverno. Lui è sempre in noi. È nell'aria. Noi siamo, o quantomeno vorremmo essere in lui». Lo dice Giancarlo Contini, sindaco di Busseto, barba bianca e cuore giovane, di centrodestra nonché uomo di cultura, appassionato del territorio, anche se si definisce «solo un veterinario di campagna specializzato in suini». Da lui è partita l'idea di organizzare questa rassegna, con un ricco calendario di proiezioni. Il 7 dicembre, poi, a Teatro parleranno le persone che conobbero di Guareschi. Come Ferrante Ferrari, idraulico, o Demetrio Bergamaschi, proprietario di un'azienda di vini a Sambuseto, frazione di Busseto. Prima delle proiezioni, invece, presenti giornalisti appassionati e conoscitori del Mondo Piccolo di Guareschi, come Alessandro Sallusti, Michele Brambilla, Giorgio Vittadini, Umberto Brindani e altri, per commentare i film con il pubblico.

Il Festival diventerà un appuntamento annuale. «Vogliamo - spiega Contini - accendere i riflettori sulle personalità che hanno raccontato artisticamente il territorio, a partire dal cinema. Andremo a Rimini con Fellini, senza dimenticare le campagne di Pasolini. Ma ci sarà anche Ermanno Olmi, e in futuro i romanzi che riguardano il Po, da Mario Soldati a molti altri». Ma non si poteva che partire da Guareschi e dai suoi luoghi, tra cui anche la ex trattoria a Roncole Verdi, a pochi minuti da Busseto e a fianco della casa natale di Verdi, che fu in vita per 30 anni (Guareschi la aprì nel '64 per dare un'occupazione ai figli, e prima, nel 1957, aveva costruito un caffè, ancora in attività e dove si trovano le bottiglie con l'etichetta disegnata da Giovannino, per offrire ai turisti un punto di ristoro vicino alla casa del compositore). Vi lavoravano lo scrittore e sua moglie, il figlio e la figlia aiutavano, e in seguito anche le quattro nipoti davano una mano.

«Adesso qui c'è il suo museo - dice Alberto Guareschi, il figlio -. Mio padre si è fatto tre campi di concentramento, e la galera in Italia: la sofferenza dell'artista arriva a chi legge le sue opere». È un archivio con tutto il materiale su Guareschi perfettamente conservato da Alberto, che lavora a tempo pieno per conservare la memoria del padre insieme alle due figlie. «In tanti lo rimpiangono, ci diamo molto da fare». Nel museo il percorso parte dal ritorno dello scrittore da Milano a Roncole. Infatti, dopo aver lavorato a Milano dal '36 (inizialmente abitava in via Gustavo Modena in una stanza con la moglie, e di fianco a loro viveva una prostituta), nel '52 Giovannino tornò nella Bassa. «Anche se il mio cuore è targato Mi», diceva. «Quando mio padre morì, trovai il suo archivio in perfetto ordine, come se mi avesse voluto dire guarda che io ho lasciato qualcosa. Lui era di sentimenti monarchici, anche se non aveva orientamento politico. E non era un padre severo, gli bastava lanciare uno sguardo in un certo modo e tu capivi. Da lui non ho mai preso una sberla». Guareschi era anzitutto un uomo libero e, conclude Alberto «tutti hanno cercato di usarlo, ma era una coperta corta. Era troppo indipendente. Era scomodo perché non era inquadrabile. La cultura ufficiale in Italia ancora oggi lo ignora. Non c'è nelle antologie. È più facile che i giovani lo capiscano, perché non hanno sovrastrutture».

A completare il poetico racconto di una terra in cui la natura e la bicicletta sono le protagoniste assolute, ci sono le due mostre a Busseto realizzate dall'IBC-Emilia Romagna, fino al 9 dicembre: «Giovannino Guareschi fotografo 1940-1952» che raccoglie immagini della vita, degli affetti e dei luoghi cari all'artista, e «Giovannino a Busseto, fotocronaca della nebbia», in piazza Verdi. Il 9 dicembre dalle 12 alle 16 nel cortile della Rocca di Busseto i ristoratori della Bassa presenteranno le ricette del Mondo Piccolo nella giornata «Giovannino, si mangia!».

Infine le trattorie della Bassa, in questi stessi giorni partecipano al «November Porc», una manifestazione di cucina, e offrono un menù che avrebbe messo d'accordo Don Camillo e Peppone.

Info. Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica: piazza Verdi 10, Busseto. Orari: da martedì a domenica e festivi: ore 9,30-13 e 14,30-17. www.bussetolive.com, info@bussetolive.com, 0524-92487.

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