da Venezia
Quanto è difficile scrivere al Lido? Guardando i film in cartellone a Venezia, parecchio.
Guardando i film in cartellone, innanzitutto, ci si accorge che c'è molta letteratura dentro il cinema. E non stiamo parlando di film tratti da romanzi, che è storia vecchia. Ma di film in cui il protagonista-il personaggio è uno scrittore. E' una drammaturga la protagonista di La La Land, ma le sue pièce non hanno fortuna. Sì, certo: alla fine diventa famosa. Ma solo perché il musical prevede il lieto fine. E' uno scrittore in crisi creativa il protagonista del film di Wim Wenders, così in difficoltà davanti alla macchina per scrivere che forse non è lui a inventare i suoi personaggi che parlano nel giardino di Les beauxjours d'Aranjuez, ma solo loro a inventare lui. E' uno scrittore il protagonista invisibile di Nocturnal Animals di Tom Ford: abbandonato dalla moglie perché è un fallito, ricompenserà il mancato successo con una gratificante vendetta...
E uno scrittore è anche il protagonista (straordinario sia come character sia come attore: Oscar Martìnez) del film argentino El ciudadano ilustre (Il cittadino illustre) di Mariano Cohn e Gastòn Duprat. In cui si racconta di un romanziere argentino, Daniel Mantovani, prima premiato col Nobel per la Letteratura riparazione postuma del cinema al premio per anni negato dalla letteratura a Jorge Luis Borges poi vera star che vive in Europa, il quale dopo 40 anni torna al paese natale, nella provincia profonda di Buenos Aires per accettare l'onorificenza di «Cittadino illustre». Accolto all'inizio come il marziano che suscita sorpresa ed emozione, finirà come un marziano a capire tutta la propria estraneità da quel mondo. Trionfo, caduta e «resurrezione» di uno scrittore illustre. La domanda, per il film argentino e per tutti gli altri film di scrittori qui in Mostra, è semplice: che cos'è la scrittura?
«Carta, matita e vanità», risponde cinicamente il premio Nobel Daniel Mantovani, artista dalla vita vuota e dall'agenda piena. E lo scrittore? «Uno che non è soddisfatto del mondo in cui vive, e lo rifiuta inventandone uno diverso», risponde El ciudadano ilustre, film di pochi mezzi ma dalla fantasia ricchissima. E così, in uno dei discorsi di accettazione del premio Nobel più belli (purtroppo inventato) della storia, lo scrittore, certificata ormai la coincidenza del proprio gusto con quello della critica, deve ammettere che l'Accademia ha sancito la morte della sua creatività. Dopo, non resterà che tornare alla fonte dell'ispirazione: il suo villaggio, l'adolescenza, il primo amore. Per sopravvivere a una notte all'addiaccio dovrà bruciare le pagine dei suoi bestseller. Quello che resta, è l'istinto primordiale dell'uomo di narrare e ascoltare storie, ieri attorno a un fuoco, oggi su un grande schermo.
Per il resto, lo scrittore qualsiasi scrittore - deve tornare a casa e alla verità della scrittura, per raccontare qualcosa di nuovo (magari persino di successo...). E il cinema, come sta accadendo qui a Venezia - in una Mostra dal livello qualitativo quest'anno davvero alto lasciare indietro le pellicole blockbuster, i remake, i sequel e tornare a scrivere bene (cioè in modo onesto e originale), prima di filmare meglio. Un'opera del genere, che non è soddisfatta di questo mondo e ha il coraggio di inventarne uno diverso, magari non vincerà l'Oscar, che è il Nobel del cinema.
Forse riuscirà a portare a casa un Leone, chissà. Comunque - se è come El ciudadano ilustre, film perfetto tra humour e dramma - saprà trovare un pubblico disposto ad ascoltare, a leggere, a guardare. Che è l'unica cosa che conta in Letteratura. E al cinema.
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