Così la voce si è staccata dalla poesia per diventare avanguardia sonora

Una mostra celebra Demetrio Stratos, Cathy Berberian e Carmelo Bene

Così la voce si è staccata dalla poesia per diventare avanguardia sonora

L'illuminazione, per Demetrio Stratos, arrivò il giorno in cui si accorse che la figlia (di pochi anni) stava perdendo la purezza del suono per organizzare le sue prime parole. Il cantante degli Area nel 1974 conosce John Cage e sarà questo incontro a dare una svolta alla sua carriera. Da allora e fino alla morte (prematura nel 1979) esplorerà tutte le possibilità della voce umana fino al punto di essere «arruolato» dal Cnr di Padova. Ed è proprio la voce come mezzo di ricerca ad accomunare il cantante greco (all'anagrafe Efstratios Demetriou) a Cathy Berberian (il celebre mezzo-soprano americano amica e musa di Luciano Berio) e a Carmelo Bene. Un denominatore comune che si riassume nella mostra Il corpo e la voce che si è aperta ieri al Palazzo delle Esposizioni di Roma. La mostra mette a confronto questi tre personaggi e lo fa con un taglio non soltanto storico-artistico, ma anche interessato a esplorare gli aspetti propriamente scientifici delle loro capacità. Il percorso espositivo, curato da Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano, si apre con il Samuel Beckett di Not I, video in cui si vede una bocca che declama il celebre monologo. E si prosegue scoprendo tutto su corde vocali, cassa toracica e faringe, prima di immergersi nelle avventure di Stratos, di Bene e della Berberian. Un excursus che esalta il paradosso di una prova muscolare, ma eterea, come è appunto la voce. Ecco quindi Stratos passare con naturalezza dai laboratori del Cnr ai versi del poema Pour en finir avec le jugement de dieu di Antonin Artaud. Vuole superare la parole come comunicazione convenzionale, magari recuperando vocalità arcaiche con valenze magiche. La mostra si compone di materiali soprattutto sonori, video (anche inediti recuperati dalle Teche Rai) con spezzoni di spettacoli che hanno fatto di Bene e della Berberian monumenti di un teatro realmente d'avanguardia. Presentato anche un raro «documentario» radiofonico con letture dall'Ulisse di Joyce, tra i grandi scrittori la cui immaginazione era prima uditiva che visiva. E di Berio si ascolta un omaggio a Joyce scritto proprio per la voce della mezzosoprano americana. Anche la tecnologia aiuta a esplorare la vocalità soprattutto di Bene, che negli anni Ottanta sfrutta tutte le possibilità sonore in «concerti» teatrali come il Manfred di Byron e l'Adelchi manzoniano.

Curiosa

coincidenza, Parigi celebra in questi giorni la poesia sonora italiana con una mostra (senza immagini) al Palais de Tokyo. E lì, come a Roma, sono ascoltabili le letture delle poesie di Nanni Balestrini con la voce di Stratos.

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