Micol Ronchi
Caro Chiambretti, Il suo amore per la musica è Off. Ci racconti com'è nato.
«Trova radici da tre esigenze: la prima era fare il dj... nel 1978, per catturare quante più fanciulle possibili, la seconda era che con il lavoro da dj ci mangiavo e la terza è che la musica rende visionari. Nessuna sostanza stupefacente mi avrebbe mai regalato le visioni che invece riesce a darmi la musica».
Me le dice due cose su Sanremo? Vuole protestare anche lei per Vessicchio?
«In effetti questo è il festival degli assenti a partire da Peppe Vessicchio, che ormai si poteva considerare parte fisica del teatro. Vorrei però ricordare a tutti che il Festival di Sanremo è uno show televisivo, non può diventare qualcosa di diverso. È un palco talmente mainstream che non è quello il contesto della sperimentazione»
Sanremo sembra lontano da X Factor e Amici. Cosa pensa dei talent?
«Sono una palestra per moltissimi ragazzi (che spesso vengono illusi) ma non fanno parte del mio modo di vedere la televisione. I talent tra l'altro ormai dominano appunto anche il palco di Sanremo, che possiamo definire un Amici di Sanremo».
Colonne sonore e pezzi di vita: quale potrebbe definire una colonna sonora dell'inizio della sua carriera e quale ora?
«All'inizio della mia carriera credo che la colonna sonora di Fame sia azzeccata. Allora volevo diventare famoso non per il piacere di venire riconosciuto per strada, ma peressere riconosciuto per quello che facevo. Per quanto riguarda la colonna sonora di oggi, credo che la musica di Sing mi rappresenti bene. Del resto anch'io sono un po' un cartone animato, sbiadito, ma pur sempre un cartone animato»
Lei oltre ad essere un appassionato di musica, è un cultore del Toro.
«Dobbiamo sperare nel nostra allenatore e nel presidente. Belotti è un autentico fenomeno. Quello che manca al festival: un autentico fenomeno».
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