I presidenti populisti? Trasformati in mostri

I presidenti populisti? Trasformati in mostri

In Strongmen (Nottetempo - pagg. 165 - euro 17) lo storico indiano Vijay Prashad affida l'analisi a sei commentatori politici di altrettanti uomini di potere alla guida di democrazie come Usa, India, Russia, Filippine, Turchia e Brasile. I commenti acquisiscono una connotazione di parte e gli epiteti affibbiati agli uomini forti sono volutamente sprezzanti. Non c'è dubbio quindi che il saggio sia molto schierato.

Strongmen si evolverebbe rapidamente in "Monstermen", data la reiterazione della parola mostro. Un filo rosso accomuna tra loro i presidenti: essi si sono resi artefici di politiche autoritarie improntate ad un nazionalismo declinato di volta in volta in espansivo, geostrategico, isolazionista; inoltre, l'implementazione dell'azione esecutiva si esprime attraverso un incessante ricorso ad una retorica che esalta le masse con slogan semplicistici. Un autoritarismo che individua i suoi nemici nei migranti, negli spacciatori e nei terroristi, tutti collocati sullo stesso piano. Eredi della memoria storica del fascismo, secondo l'autore, i «buzzurri» assumono le sembianze degli odiatori di professione, dei forcaioli e degli antisemiti. La persecuzione dello straniero diviene il bersaglio da centrare per accumulare consenso popolare: la riconferma elettorale è difatti l'unico obiettivo da raggiungere. Ad ogni «dittatore» sono riservati attributi poco lusinghieri: Trump è dipinto come il grassoccio dalla folta chioma arancione, Modi è un tiranno vanitoso, Putin un truce sessista, Duterte è uno spaccone, Erdogan un losco sultano mentre Bolsonaro si erge a militare maschilista.

Si riscontra tuttavia una «dimenticanza» analitica: le politiche economiche ed estere sono molto diverse.

Inoltre questi mostri sono stati eletti (anche se per alcuni di loro c'è un dubbio sulla regolarità delle votazioni) e riescono effettivamente a catalizzare il consenso. Trump può piacere o no, ma i numeri dell'economia lo danno vincente. Sulle cause si può discutere. Ma i risultati... Forse, oltre a demonizzare, bisognerebbe cercare di capire sul serio.

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