Nel libro di Nicola Lagioia che ha vinto il premio Strega, La ferocia, c'è una scena che si distacca stilisticamente dal resto del romanzo, quella del funerale di Clara Salvemini; un vecchio amico di famiglia si avvicina alla salma e viene tentato dall'idea di prolungare l'ammirazione che aveva per la morta in direzione necrofila. Leggendo quelle pagine appare chiaro che si tratta di un tributo allo stile di Giuseppe Genna, o meglio a uno degli stili di un autore che alterna romanzi dall'andamento affabulatorio a opere in cui si percorre la strada di un postmodernismo morboso e centripeto, anomalo rispetto a quello di Parente, Colombati o Moresco.
Non è un caso che i libri di Genna siano invece pieni di contenitori, di concavità in cui l'imploso continua a vivere. Si pensi all'idroscalo milanese dove giacciono, come mele in un cesto, i crani spiccati dal collo delle Teste; oppure, nel recente History (Mondadori, pagg. 527, 24 euro), al capezzale nel quale agonizza l'avo della voce narrante, un vecchio siciliano gretto e fascistoide, in una stanza che è uno specchio convesso che concentra i dettagli di settant'anni di storia italiana. Nel capitolo successivo, il catino archeologico del Colosseo viene trasformato in uno schermo tridimensionale. Ancora qualche pagina e viene evocato l'utero in cui la protagonista, History, ha vissuto per giorni accanto al cadavere della gemella. Niente futuri remoti, in questo romanzo: siamo nel 2018, cioè l'anno prossimo. Il padre di History, ammalatasi di autismo, è un piccolo tycoon e dirige un tecnopolo che ha sfrattato la Mondadori, visto che ha sede nel palazzo di Segrate disegnato da Niemeyer. È lì che si sta organizzando l'ennesima palingenesi. Stavolta il profilo dell'uomo nuovo avrà i tratti di una mente artificiale: «Tutto, ci mettiamo dentro tutto, dentro la mente, il suo artificio, stiviamo tutto, comprimiamo tutto, zippiamo tutto, tutte le storie saranno desumibili da ogni compressione...».
L'autismo di History è il simbolo di un sistema nervoso che smette di comunicare e si trasforma nel caveau di qualcosa che riusciamo a conoscere solo dopo la sua estinzione. E che lo stesso valga per l'autismo della Storia è un sospetto piuttosto difficile da scacciare.
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