Cultura e Spettacoli

Morta l'ultima figlia naturale di Mussolini, Elena Curti

Nata nel 1922, non fu riconosciuta né chiese mai di esserlo. Era col Duce nel convoglio che si dirigeva verso Dongo

Morta l'ultima figlia naturale di Mussolini, Elena Curti

È morta all'età di 99 anni, nella sua casa di Acquapendente, Elena Curti. Questo nome a molti non dirà nulla. Ma Elena Curti è stata partecipe di alcuni passaggi importanti della Storia d'Italia. Alcuni pubblici, altri decisamente più privati e tenuti segreti. Partiamo da quelli pubblici. Sicuramente Elena Curti, che sarà seppellita oggi, ha visto da vicino le ultime ore di Benito Mussolini. Ufficialmente durante la Rsi era alle dipendenze di Alessandro Pavolini, il segretario del Partito fascista repubblicano, e in quella veste riferiva in via confidenziale quanto veniva a sapere sugli umori dei gerarchi fascisti della Rsi. Era a bordo del convoglio che tentò la fuga disperata verso il cosiddetto ridotto della Valtellina. Pare viaggiasse sullo stesso mezzo del Duce prima del trasferimento di Mussolini, travestito, su un camion tedesco. E venne arrestata dai partigiani quando la colonna fu fermata.

Ma i motivi per cui la Curti era presente nel convoglio andavano al di là di qualsiasi ruolo istituzionale nella Repubblica di Salò. Arrestata dai partigiani, Elena Curti fu trasferita a Como e rimase in carcere cinque mesi. Sua madre testimoniò, davanti al vicequestore cittadino, che lei era la figlia naturale di Mussolini, evitandole il processo.

Una vicenda, questa, su cui la Curti ha mantenuto un lunghissimo riserbo e che si è svolta in maniera completamente diversa rispetto ad altri casi celebri, innescati dalla ostentata promiscuità del capo del Fascismo. Ma veniamo ai fatti per come li raccontava la madre di Elena Curti, la sarta milanese Angela Cucciati. La Cucciati era la moglie di uno dei capi fascisti delle origini, Bruno Curti. Curti venne arrestato per una rissa assieme ad altri camerati. La Cucciati si recò da Mussolini per sollecitare il suo intervento per la liberazione del marito. La cosa prese la piega di una relazione galante. Era il 1921. Elena Curti nasceva il 19 ottobre del 1922.

Per anni la piccola Elena venne tenuta all'oscuro. Come ha raccontato in un suo libro Il chiodo a tre punte. Schegge di memoria della figlia segreta del Duce pubblicato nel 2003: «Me lo confessò a bruciapelo mia madre una sera dopo cena - ha raccontato - Le chiesi se Mussolini ne fosse informato. Sì, certo, ma preferisce che per ora tu non lo sappia, rispose. Da quel giorno passai intere giornate a interrogarmi davanti allo specchio con le foto del Duce e di mio papà». In realtà la bambina era stata presentata a Mussolini qualche anno prima. Avvenne nel 1929, all'inaugurazione dell'Umanitaria, un'istituzione milanese di assistenza: «Mussolini passò tra due ali di folla festante - rivelò in un'intervista - si fermò di colpo, guardò per un attimo mia mamma, poi chinò il capo verso di me, sorrise e mi accarezzò i capelli. Ebbi la sensazione d'essere prescelta».

Insomma una possibile parentela che venne gestita con discrezione e non creò al Capo del fascismo una situazione di minaccia, come quella innescata da un'altra delle sue amanti, Ida Dalser, e da suo figlio, Benito Albino. Non rientreremo qui nella complessa vicenda della presunta paternità di Benito Albino, ma di certo l'intemperante Dalser morì in manicomio e la stessa sorte fu riservata a Benito Albino, quando si dimostrò troppo loquace sul suo presunto padre. Ben diverso il trattamento riservato alla Curti. Secondo quanto da lei raccontato e secondo le ricostruzioni del giornalista Antonio Spinosa che per primo raccontò la vicenda nel suo I figli del Duce (Rizzoli 1983). Il primo incontro ufficiale tra Mussolini e la figlia naturale avvenne il 13 aprile 1941 a Palazzo Venezia. Elena incontrò successivamente il padre una trentina di volte, soprattutto durante i seicento giorni della Repubblica di Salò: veniva ricevuta regolarmente dal Duce, il giovedì pomeriggio. Un legame personale che avrebbe anche prodotto inquietudine in Claretta Petacci che avrebbe chiesto lumi sulla presenza di questa bella ragazza bionda nell'autocolonna dei gerarchi in fuga disperata. Si calmò solo quando le spiegarono chi fosse veramente la ragazza. La scena è stata ricostruita anche da Pasquale Squitieri nel suo film Claretta (1984). Del resto, anche dopo la morte di Mussolini, la Curti ha mantenuto a lungo un bassissimo profilo. Ha vissuto in Spagna per oltre 40 anni, dando poco peso alle sue vicende anche quando ormai erano divenute pubbliche. «Io non ho mai dichiarato di essere la figlia segreta del Duce, anche se mia madre e lo stesso Benito Mussolini lo sospettavano. Ma non vedo perché dopo tanti anni dovrei sbandierare questa paternità proprio ora», dichiaro nel 1998 all'agenzia di stampa Adnkronos che l'aveva intervistata dopo che una donna di nome Claudia Apriotti si era rivolta alla magistratura chiedendo di essere dichiarata «figlia naturale» di Benito Mussolini e della principessa romana Sveva Vittoria Colonna.

Abbiamo chiesto un parere sulla vicenda allo storico, e presidente del Centro Studi e documentazione sul periodo storico della Repubblica sociale italiana, Roberto Chiarini che, nel 2005, a margine di un convegno - Da salò a Dongo. Il dramma e l'enigma - intervistò Elena Curti. «Quando ci siamo incontrati mi ha descritto con chiarezza quello che sapeva dell'ultimo viaggio del Duce. Ad esempio ricordava con chiarezza che portava con sé due valigie anche se non ne conosceva il contenuto - spiega Chiarini - pareva serena nel raccontare la sua parentela con il Duce». La vicenda era credibile? «Ovviamente questa era la versione che raccontava la Curti. Ma era verisimile e congruente con date e fatti accertati - ricorda Chiarini- Nel raccontare la sua storia, poi, la signora Curti era aliena da un certo spirito di rivalsa che era tipico di molti che avevano vissuto la vicenda di Salò. Sembrava soprattutto animata da un genuino dolore privato per la scomparsa violenta di un uomo che poteva essere suo padre, fatto di cui appariva convinta». Sul perché l'atteggiamento di Mussolini sia stato così diverso nel caso Dalser e nel caso Elena Curti non ci possono essere certezze. Ipotizza Chiarini: «La Dalser si trasformò in una minaccia politica, e in quel caso, Mussolini si comportò come chi si difende da una minaccia politica. In questo caso probabilmente non ci fu nessun tentativo di metterlo alle strette e questo può aver cambiato il suo atteggiamento». Quanto al proliferare attorno al duce di figli presunti: «Indubbiamente ebbe un numero molto alto di amanti, questo è acclarato. Proprio il suo modo di costruirsi un carisma politico, il continuo richiamo al corpo del Duce, contribuiva a creare situazioni in cui le donne gli si offrivano. C'era una vera e propria mania del Duce, una sorte di isteria collettiva, le donne svenivano vedendolo... Questo ovviamente poteva portare a relazioni complesse e anche politicamente rischiose».

Nel caso della Curti si è chiusa, senza clamori, una vicenda umana che apporta poche variazioni alla grande Storia ma che in quella frase di Elena: «passai intere giornate a interrogarmi davanti allo specchio con le foto del Duce e di mio papà» racconta un destino personale quasi da tragedia antica.

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