Ora l'ambigua Salomè balla nelle sale di un museoA Roma un esperimento ispirato all'opera di Oscar Wilde

Far vivere i musei. Avvicinare le distanze tra le diverse comunità dei cittadini, avviare con la Cultura un percorso di condivisione e conoscenza. Ecco che il teatro può avvicinare l'opera d'arte in un percorso nuovo, in completa armonia con il museo. Nel Museo di Palazzo Braschi di Roma, va in scena un esperimento teatrale liberamente ispirato alla Salomè di Oscar Wilde. Salomè interpretata questa volta dai tratti scultorei dell'étoile Giuseppe Picone, che conferisce al personaggio un fascino particolarmente ambiguo. L'idea di Anna Cuocolo, che cura regia e ideazione, sarà quella di bellezza ideale, di perfezione pittorica e Picone sarà affiancato da Manuel Paruccini, primo ballerino del Teatro dell'Opera di Roma, dall'étoile Mario Marozzi(Erode) e dai soprano Hae Young Hyun e Yasko Fuji. Un drappo bianco e barocco delimita l'arco scenico. Salomè giace addormentata riversa su una dormeuse, coperta di preziosi tessuti: glutei marmorei, pelle bianca come seta. Erode seduto sul trono aspetta in attesa trepidante la danza di Salomè. Chiederà, è noto, la testa di Giovanni Battista. La richiesta verrà esaudita e una volta avvenuta la decapitazione, Salomè ballerà con la testa di Iokanaan.

La serata mescola arie da tappeto orientale che spaziano da Vivaldi a Leoncavallo, fino a Bovio-De Curtis. Il prologo teatrale è affidato all'attore Massimo Wertmuller, efficacissimo, puntuale e che avremmo voluto vedere e ascoltare di più. L'impresa meritevole è stata prodotta da Francesca Barbi Marinetti. Serata riuscita.

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