Il tenore Saimir Pirgu è un Renzo Bossi al contrario. Ha 31 anni, extracomunitario, albanese per lesattezza, in Italia dal 2000. Ha studiato violino a Tirana, quindi si è diplomato con dieci e lode, in canto, al Conservatorio di Bolzano. Sempre in Italia, ha vinto il concorso Caruso, il Tito Schipa e ha ricevuto il Premio Corelli. È stato scoperto da Pavarotti e lanciato da Abbado. Così giovane, ha già fatto il giro dei teatri che contano. Un occhio allagenda. Maggio: Traviata alle Wiener Festwochen. Giugno: debutto allArena di Verona. Agosto: al Festival di Salisburgo diretto da Muti. Questa è la fascia di mercato di Pirgu. Risiede a Verona, si sente italiano e reclama la cittadinanza. Bolla come «penoso» il caso del Trota, ovvero la presunta laurea conseguita allUniversità Kristal di Tirana.
Cosa dice della laurea albanese di Renzo Bossi?
«Dopo gli slogan Roma ladrona, ecco che la Lega scopre ladri in casa. Dati gli anni di comunismo in Albania, non mi sento vicino alla sinistra, però certe campagne denigratorie leghiste non funzionavano».
Che reputazione ha lUniversità Kristal?
«È molto pubblicizzata, considerata luniversità dalle lauree facili. Chi intende studiare sul serio, va allestero oppure frequenta le scuole statali».
Il caso ha sollevato polemiche in Albania?
«Non più di tanto, e questo mi ha deluso. Sarebbe stata loccasione per prenderci una rivincita. Forse non si vogliono scoprire altre carte scomode».
I suoi studi italiani sono regolarissimi, in compenso. Perché aveva optato per Bolzano?
«Avevo inoltrato domanda al conservatorio di Roma, Milano e Bolzano. Solo Bolzano rispose».
Ha avuto una Borsa di studio?
«No, allepoca i Conservatori non erano considerati alla stregua di Università quindi non potevo beneficiare di quello che Bolzano offriva agli universitari. Così, dopo tre giorni, senza un soldo in tasca, mi presentai in un convitto di Salesiani. Non mi volevano perché avevano avuto problemi con miei connazionali. Insistetti, chiesi di poter fare dei lavoretti da loro per mantenermi. Affare fatto».
E cosa faceva?
«Il lavapiatti, per due anni».
Poi?
«Nel 2002, grazie a due primi premi in concorsi, vinsi diecimila euro. Feci le audizioni, fino a quella con Abbado. Dopo scattò anche il primo contratto con Vienna. E via».
Veniamo alla sua cittadinanza. Da quanto lotta per averla?
«Dal 2010, dopo dieci anni di permanenza, come vuole la legge. Non ho mai ricevuto risposta quindi lho rifatta nel 2012. Non capisco perché una volta verificato che il soggetto è onesto e lavora, non si riconosce la cittadinanza».
Quanto lavora in Italia?
«In realtà solo il 10% della mia attività è qui, ma risiedo a Verona da anni, i primi passi li ho mossi in Italia, canto lopera italiana, la denuncia dei redditi la faccio qui. A proposito. Lavoro fuori, e porto i soldi in Italia. Se lItalia continua a tassare così, non ha senso rimanere. È un discorso che fanno tanti professionisti di livello, extra-comunitari».
Non ha mai pensato di optare per altre cittadinanze?
«Nel 2004, in Austria mi era stata offerta la possibilità di avere la cittadinanza austriaca grazie a meriti artistici. Però avrei dovuto rinunciare alla cittadinanza albanese e comunque puntavo a quella italiana. Amo lAustria, ma persino i miei tratti somatici sono quelli di un latino».
A Verona, la sua città, è stato rieletto il sindaco leghista. Soddisfatto?
«Tosi ha dato un certo ordine alla città. Ha messo a punto regole facendole rispettare a tutti, creando mutuo rispetto».
Come incontrò Pavarotti?
«Era a Merano per cure dimagranti. Fece sapere che era disponibile per sentire nuove voci. Mi presentai. Dopo lincontro non mi perse mai di vista. A lui devo il collaudo della mia voce».
Quanto costava andare a lezione da Pavarotti?
«Mai chiesta una lira. Anzi. Ti ospitava a pranzo o cena. In casa sua cerano almeno venti persone, si giocava a briscola, si mangiavano cappelletti e non mancava mai il Lambrusco».
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