Quei fantasmi del mare onorati da Raiuno

Certo qualche pecca ce l'ha, però bisogna riconoscere che I fantasmi di Portopalo è una buona fiction. Sceneggiatura che regge, riprese realistiche, alcune di grande impatto, attori che sanno cosa vuol dire recitare, ottime interpretazione di Beppe Fiorello e Giuseppe Battiston. Le pecche sono minime: per esempio l'irrealistica irruzione del protagonista nella sede romana de La Repubblica, con inseguimento del giornalista al bar, il rapporto idilliaco con la moglie e con i figli, la descrizione macchiettistica dei mafiosetti locali e del prete un po' connivente. Però, tutto sommato, la mini fiction che descrive il dramma interiore del pescatore Saro Ferro (Fiorello) che impiega anni prima di denunciare l'immane tragedia di un naufragio con centinaia di immigrati sul fondo del mare per timore che le autorità blocchino la pesca, merita il successo ottenuto nella prima puntata di lunedì: 6 milioni 454mila spettatori con il 24,6 per cento di share. E questa fiction è un passo in più verso la liberazione da quel tipo di soap che hanno infestato la tv di Stato per decenni propinando agli spettatori storielle ridicole di preti, carabinieri, medici e suore lindi come il bucato. Invece, nei Fantasmi di Portopalo, la vita è quella che è: mai bianca o nera, ma grigia, a volte nerissima, ogni tanto con spiragli di luce.

Quella che vede Saro quando decide di andare contro tutti i colleghi pescatori e far venire alla luce la vicenda che lo avrebbe turbato per tutta la vita. Peccato che la Rai ogni tanto ricaschi ancora nel gorgo delle fiction di bassa lega come ha fatto di recente con Studio Uno. Viva Portopalo.

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