N on avevo dischi italiani. Se si esclude Non illuderti di Marino Barreto, che poi era cubano. Solo americani. E fino alla rivoluzione Elvis, che ha «sparecchiato», esclusivamente Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Nat King Cole e anche i minori di quel periodo. Niente di francese. Niente di inglese. Niente di niente. Un pochino di flamenco che gli amici non sopportavano e che mi ha preso da subito e ancora adesso non so attraverso quale strada. Forse per ricordarmi che sono mediterranea, tutto sommato. La memoria è un motore potente. E, per quanto riguarda la musica, è lunga, corretta, affidabile, onesta. Quei pezzi mi sono rimasti nel sangue, perfettamente intatti. Non sono mai impalliditi, non mi hanno mai lasciato. E non ho mai cambiato opinione sul loro everlasting incanto. E, pensa, non sono per niente evocativi, per quanto mi riguarda. È strano, ma non li collego ad alcuna sensazione bella o brutta che sia. Me li godo e basta. Ogni tanto, ogni mai, mi permetto di avvicinarli. E con lo squisito, più che prezioso aiuto dei miei adorati Danilo Rea, Massimo Moriconi, Alfredo Golino, Gianni Ferrio che sono, senza discussione, tra i migliori al mondo, mi lascio sommergere dalla bellezza. E li canto. Con circospezione, con cautela. Non dimenticando che sono stati nella gola dei più grandi maestri del passato dai quali ho imparato tutto. Questa volta mi sono proprio abbandonata completamente. Senza pensare al prima o al dopo.
Mi sono messa in sala e ho liberato la mente, l’anima,il cuore e la passione ignorando l’armatura stretta che ti obbliga a dover usare i tuoi strumenti naturali in modo commerciale. Detesto quelli che, intervistati alla fine di un lavoro dicono: «Ah, come mi sono divertito». Questa volta anch’io devo dirlo. Mi sono proprio divertita. Eh, sì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.