C'erano una volta i nano-share. Era l'audience dei canalini satellitari e nativi digitali. Ascolti da zero virgola qualcosa, persino difficili da rilevare per l'Auditel e da quantificare per gli investitori pubblicitari. Ora, rosicchia rosicchia, i canalini si sono liberati della desinenza diminutiva. Sono canali e basta. E anche se le cifre dello share rimangono piccole, crescono come le donne. Tre, quattro per cento con punte più elevate. Numeri che cominciano a disturbare la velocità di crociera delle generaliste minori. Non certo Raiuno e Canale 5: le ammiraglie continuano a veleggiare, anche se non proprio tranquillissime, in doppia cifra. Ma Raidue e Raitre, Italia 1, Retequattro e La7 iniziano a sentire il fiato sul collo.
È un fenomeno che si manifesta a macchia di leopardo, in modo anarchico come lo zapping del pubblico, sempre più insoddisfatto della programmazione tradizionale delle sette sorelle (le tre Rai, le tre Mediaset e La7) e incuriosito dall'offerta di programmi, rubriche, serie tv e talent, lontani dalla routine dei soliti varietà nostalgici o dal «parlare per parlare» (Carlo Freccero) dei talk show che non approfondiscono nulla se non la distanza tra la politica e la gente comune.
La proliferazione delle reti con l'affermarsi del sistema digitale è certamente la causa che viene da lontano. Ma ora ci si mette anche l'insipienza dell'offerta. Perciò eccoci di fronte a un cambio di scenario. Come se stesse iniziando un nuovo campionato. Per usare una metafora calcistica, improvvisamente le reti minori dei network sono scese in Europa League, estromesse dal girone principale della Champions nel quale continuano a gareggiare Raiuno e Canale 5. Ma lì, nella caienna del tre o quattro per cento, Raitre, La7 e Retequattro si trovano risucchiate in una battaglia senza quartiere per contendere alle rampanti tematiche poche decine di migliaia di telespettatori. Questione di definizione dei prodotti e di precisione dell'identità di rete. Non a caso continuano a sorgerne di nuove, dedicate alla cucina, al lifestyle, alle serie, al crime.
Nel 2013 in prima serata, Raidue ha avuto una media del 7,4 per cento, Raitre del 7,8, Italia 1 del 7,1, Retequattro del 5,2, La7 del 4,9. Se si vanno a pizzicare alcune performance dei canali digitali ci si accorge che il distacco dalle reti tradizionali tende a ridursi. Anzi, La7 e Retequattro patiscono non di rado l'onta del sorpasso. In occasione della finale, Bake Off Italia (un milione 363mila spettatori), il talent show culinario di Real Time, ha superato anche Raitre. In area Mediaset, Iris, il canale di cinema diretto da Giuseppe Feyles, scavalca spesso il muro del 3 per cento, con punte oltre il 4, come accaduto venerdì scorso con Us Marshals - Caccia senza tregua, film con Tommy Lee Jones nemmeno in prima visione. In appena sei mesi di vita, invece, con l'1 per cento stabile, Top Crime ha conquistato la leadership tra le digitali di genere poliziesco, registrando un incremento di ascolti in prima serata del 56 per cento con punte del 2 per cento per la serie Law&Order: SVU.
Nel mondo Sky, oltre ai successi di X Factor (3,7 di media quest'anno) e MasterChef (finora al 3), le buone notizie arrivano dai canali Cinema che nel periodo natalizio hanno superato per 12 volte la fatidica soglia del 3 per cento. E stiamo parlando di canali criptati, rivolti a un bacino di 4,6 milioni di abbonati.
Insomma la forbice tra le generaliste e le tematiche si riduce. Qualche volta, più spesso di un tempo, le seconde sorpassano le prime. Le quali mantengono il blasone da Champions League perché hanno ancora programmi che svettano. Che tempo che fa per Raitre, Servizio pubblico e Crozza nel Paese delle meraviglie per La7, Le Iene per Italia Uno.
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